APOCALYPSE RIVIERA

APOCALYPSE RIVIERADall’età di 15 anni probabilmente la maggior parte degli esseri umani fa una promessa a sé stesso: mai più vacanze al mare, o comunque se mare deve essere, solo spiagge libere e selvagge, magari naturiste, raggiungibili solo in barca o calandosi da impervie pareti di roccia.

Improvvisamente, però, la promessa deve essere rotta: è arrivato un neonato, e bisogna tornare al punto di partenza: le file di ombrelloni, la passerella comoda ai passeggini, il bagnino, le sdraio reclinabili, secchielli e palette, la radio diffusa dagli altoparlanti, i canottini gonfiabili, la baby dance, le doccine, i vicini di ombrellone, eccetera. La differenza tra adulto e genitore è tutta racchiusa qua. Sapendolo prima, uno si prepara. Se è vero che ci va un po’ di comodità per il bambino, tanto vale ottenere il massimo di comodità possibile: un hotel con tutto il necessario, in cui teoricamente devi portare solo tre cose: il bambino, i suoi vestiti e una scorta di omogeneizzati.

Una situazione del genere può risultare alienante soprattutto appena arrivi: ingorghi di passeggini, urla di infanti, orde di genitori e anche di animatori. In sintesi, un girone dantesco. Poi però cominci ad apprezzare una serie di cose, quasi controvoglia, fino al punto in cui le abbracci totalmente, e addirittura quando torni a casa ne hai nostalgia.

1) LA PENSIONE COMPLETA
Se fatta bene, si rischia di ingrassare di un kg al giorno (ma niente paura: il consumo di cibo sarà bilanciato da eterne camminate in pineta e un continuo sollevamento pesi del genere prendi su il bambino, rimetti giù il bambino). Ci si accorge ben presto che a casa non si mangia altro che pane e prosciutto, a volte una sottiletta, quando c’è tempo una pasta veloce e un frutto ingozzato. Trovare tutto pronto e preparato con la formula “buffet infinito” è per i giovani genitori la VERA vacanza.

2) LE PULIZIE QUOTIDIANE
Inutile dire, in un hotel o residence, c’è chi pulisce per te. C’è chi ti cambia gli asciugamani e ti porta giù la spazzatura. C’è chi ti rifà il letto. Anche solo questo, anche senza mare, ombrelloni, bomboloni, è già la vacanza ideale.

3) LE OPZIONI DI SCELTA
Se da un lato questi posti tendono a diventare una prigione dorata in cui qualsiasi cosa devi fare, la puoi fare lì dentro, dopo un paio di giorni la cosa diventa “ma in effetti, perché mi devo sbattere se c’è già tutto qui”? Non hai voglia di andare in spiaggia? C’è la piscina. Fa troppo caldo? C’è la pineta. Vuoi fare un po’ di esercizio? Ci sono le bici a disposizione, col seggiolino già montato. Vuoi alcolizzarti? C’è la spina di birra gratuita nella hall e in piscina. Piove a muro? C’è la ludoteca sotterranea. Totale relax. Sempre a patto di essere impermeabili alle urla degli eredi.

4) IL PERSONALE
Per lavorare in questi posti, uno deve averci la vocazione. Quella vocazione che fa sì che quando un pargolo piange, fa i capricci, è stanco, non vuole stare ad esempio a tavola, tu passi e fai sorridere il pupo con un semplice svolazzo di tovaglioli, o con una piccola smorfia. Inizialmente tu genitore pensi ma che cazzo, con me frigna tutto il tempo poi arriva un cameriere / un barista / una receptionist / un bagnino / un animatore e improvvisamente è tutto una risatina? Poi pensi che fa parte del pacchetto, e inizi a spingere i figli nelle braccia di chi capita. Basta che funzioni.

Tutto ciò, secondo i calcoli algebrici fatti prima di andare in vacanza, poteva durare secondo noi al massimo 10 giorni (prima di cominciare ad annoiarsi e/o prosciugare le finanze). Ora, con una certa amarezza, siamo giunti alla conclusione che forse anche 15 giorni ci si poteva stare. Sarà per la prossima estate.