Il film di Sam Esmail su Netflix è carino, nel senso che non ti fa sentire che è una perdita di tempo guardarlo, e ci sta che ti incuriosisca caricando la tensione (meglio: la suspence hitchcockiana) e ti metta la voglia di vedere come va a finire.
Il problema è che è un film “wannabe Shyamalan” che carica tantissimo per dare un risultato mediobasso. Il che probabilmente è anche voluto, solo per fare incazzare lo spettatore, sospetto.
Ogni 5 minuti c’è quella che nei siti di stock musicale viene definita “ominous music“, ogni 5 minuti la camera assume progressivamente un’angolazione impossibile in modo tale da comunicare che “c’è qualcosa che sta andando orribilmente storto”, ogni 5 minuti accade qualcosa di inspiegabile tipo apparizioni di animali, signore spagnole terrorizzate che urlano in spagnolo, tempeste di volantini, rumori assordanti, e se ci fate caso i dipinti che ci sono in casa cambiano nel corso del film.
OK, i rumori assordanti dovrebbero quantomeno avere un senso, secondo le rivelazioni della parte finale del film che ovviamente non vi dirò. La premessa è quella (ormai già vista in almeno altri due o tre film) della allegra famiglia (Julia Roberts, Ethan Hawke e figli) che affitta un AirBnB negli Hamptons e si gode la sua bella vacanzina. Ma nel cuore della notte arriva Mahershala Ali (il padrone di casa) con la figlia adolescente: purtroppo devono dormire anche loro lì perché “c’è un blackout”.
La situazione è già ambigua così ma Esmail carica ambiguità sopra ambiguità, inspiegabile su inspiegabile, effettaccio su effettaccio fino ad arrivare a un finale che è uno sberleffo di quelli che ti fanno dire “ma minchia”, e bon. Kevin Bacon sottoutilizzato, peccato.