Fino a che punto può spingersi un favore che chiedi a un’amica? The room next door, il più recente film di Almodòvar (il primo in lingua inglese e – scopro ora stupendomi – il primo a ricevere un premio a Venezia) risponde in modo coloratissimo ma anche gelido e dark a questa domanda, mettendo in capo due pesi massimi: Tilda Swinton e Julianne Moore.
Ingrid (Julianne Moore) è una scrittrice di successo con la fobia della morte. Martha (Tilda Swinton) è una reporter di guerra stilosissima che – manco a dirlo – ha un tumore allo stadio terminale. Le due amiche si ritrovano, Ingrid supporta Martha nel suo percorso di cure finché Martha le fa “la proposta”. Vuole auto-eutanasizzarsi con una pillola misteriosa ma vuole che ci sia qualcuno nella stanza accanto: Ingrid, per l’appunto.
Le due si trasferiscono in una sbalorditiva residenza di campagna e passano una sorta di vacanza pensando ossessivamente al finale di The Dead di James Joyce o guardando vecchi film di Buster Keaton. Il patto è che quando Ingrid troverà la porta della stanza di Martha chiusa, vorrà dire che lei sarà morta.
Inutile dire che non è il migliore Almodòvar in assoluto, ma è un buonissimo Almodòvar, che non ha perso il meraviglioso vizio di mescolare Hitchcock e Sirk, che intreccia alla storia principale numerosi flashback sulla vita di Martha e un finale dove l’intrigo “poliziesco” perde decisamente di interesse di fronte ad un nuovo personaggio che entra in scena.
Abiti e arredamento a base di vivaci chiazze di colori primari sono ovviamente assicurati.