Odio doverlo dire di un film A24, ma Opus è una cagata coi fiocchi. O sono io che non ho capito la sottile arte di mescolare un po’ di Get Out, un po’ di Blink Twice, un po’ di Midsommar e tirar fuori un film che vorrebbe essere un inquietante horror e che invece è un noioso e prevedibile thriller da cestone delle offerte.
Regista alle prime armi (ma ex giornalista di GQ), Mark Anthony Green ha a disposizione un gigantesco John Malkovich nel ruolo di Alfred Moretti (LOL) divo del pop anni ’90 che è disposto ad andare in modalità full-Nicolas Cage tra urletti, movenze sexy e recitazione sopra le righe e una bravissima Ayo Edibiri nel ruolo della giornalista alle prime armi Ariel Ecton, unica outsider tra gli invitati alla straordinaria presentazione del nuovo album di Moretti dopo un silenzio ventennale.
Quello che gli manca è la storia, che si sfilaccia tra un’inquadratura e l’altra. Malkovich e Edibiri sono ai poli opposti della recitazione (sopra le righe lui, in sottrazione lei), tutto appare assurdo e posticcio, c’è un mistero ma manca la suspence, quando c’è il primo morto ammazzato nessuno si scompone più di tanto.
C’è una sequenza esaltante e cringe al tempo stesso in cui Moretti fa ascoltare la sua nuova hit ai presenti, poi succedono un altro paio di cose allarmanti, Ariel vorrebbe fuggire ma… no, dai, prima vieni a vedere uno spettacolo di marionette creepy a forma di roditori decomposti che mettono in scena la storia di Billie Holiday (!!!). Da lì in poi, complice una poltrona a sacco che non è quello che sembra, parte la locura horror che però è costantemente depotenziata.
Non ho menzionato il fatto che gli invitati alla presentazione del disco di Moretti si trovano nella sua tenuta che è abitata / gestita da una sorta di setta che venera Moretti come una divinità e che fa cose un po’ alla Manson, un po’ alla Jonestown, un po’ alla fiera dell’artigianato di Verbania.
C’è un finale messo lì apposta per far dire “minchia ma allora non avevo capito nulla ed era tutto predisposto in un certo modo diabolico fin dall’inizio”, ma anche questa rivelazione è confusa e convince poco. Spiace, perché Opus poteva essere molto più incisivo se non si fosse perso tra gigioneria e indecisione.