L’UCCELLO DEL DAVID

Finalmente. Per una volta scampiamo la festa comandata familiare. Svacco totale, pigiama, letto – cucina – divano – cucina – letto. Nessun pranzo cui andare, nessun chilometro da macinare, nessuna cena cui presenziare. Ci godiamo il weekend lungo saccheggiando i locali Blockbuster. Cuciniamo per noi, solo per noi. Pranzo di pasqua con lasagne al forno, costolette d’agnello e insalata di carciofi. Cucinata alle 13.30 e mangiata alle 14. Come piace a noi. Poi decidiamo di passare una pasqua alternativa e di andare a vedere la mostra Il Male – Esercizi di pittura crudele, alla palazzina di Stupinigi. Chi vuoi che vada a vedere una mostra sul male il giorno di pasqua? All’incirca duemilaottocento torinesi, come ci conferma la guardia all’ingresso. Nell’ora di coda che ci separa dalla biglietteria, faccio in tempo ad ascoltare brani di conversazione intellettuale alle mie spalle.
– Che poi il David ce l’ha pure piccolo!
– Ma infatti, muscoli, pettorali, e tutto il resto e poi… due centimetri!
– Eh, magari aveva finito il colore
– Deficiente, il David è una scultura, al massimo aveva finito il marmo!
– Ah, io mi credevo che parlavi di quello col dito… pure lui ce l’ha piccolo… Com’è?… "Il giudizio universale"?
– Ah ma tu dici quello di Michelangelo, quello che sta sul soffitto della Cappella Sistina!
– Comunque raga secondo me l’uccello del David glielo aveva fatto enorme, poi però per la censura gliene hanno fatto scalpellare via la maggior parte!
Intanto arrriviamo alla biglietteria e io riesco ad entrare con un ingresso omaggio dopo aver compilato un modulo in cui occorre specificare per quale testata viene prestata la propria collaborazione giornalistica. Cazzo, ti chiedono anche indirizzo, telefono e fax della testata! Ovviamente non lo ricordo. Ma non è un problema.
Ci immergiamo in questa mostra fantastica che in pratica è una vertigine unica di miliardi di versioni di Salomè, S. Giovanni decollato, Giuditta e Oloferne, David e Golia, Caino e Abele, supplizi e martiìri vari, vanitas vanitatis, memento mori, e particolari anatomici assortiti. Nella seconda parte (il 900) un tripudio di angosce, installazioni inquietanti, polittici geniali, chicche da collezione come L’Urlo di Colombotto Rosso che fa bella mostra di sé sul mio frigorifero sotto forma di magnete (faccio collezione di magneti da frigo).
Quando giungiamo alla fine della mostra, c’è una coda fotografico-fumettistica. A parte Mapplethorpe con il manico della frusta nel culo (che non può mai mancare in questo tipo di mostre), in una stanza ci sono alcune tavole originali di Corrado Roi, Nicola Mari e Angelo Stano, courtesy di Sergio Bonelli (che dalla sua collezione ha tirato fuori anche una tempera meravigliosa di Battaglia). Il commento sagace, alle mie spalle:
– Ma dime ti se ij fioej l’an da manca ed lesi sta roba si…
– Propi. A l’è scandalos…!
Compro il magnetino. Valuto se comprare il catalogo ma tanto ce l’ha Marco, me lo sfoglio a casa sua. Scatto qualche foto alla palazzina di caccia. Torno a casa, contento della mia pasqua alternativa.

3 risposte a “L’UCCELLO DEL DAVID”

  1. ah, giusto!… 😀

    “Ma dimmi tu se i giovani devono leggere ste robe”

    “Vero. E’ scandaloso”

    (riferito a una tavola di Brendon disegnata da Corrado Roi)

  2. ehm.. per gli ignoranti che scarseggiano lingua.. che diceva quello alle tue spelle?

  3. Avevo visto la pubblicità delle amostra in giro per MIlano, mi sarebbe piaciuto vederla. Scusa per gli auguri in ritardo ma ho avuto molto da fare in questi giorni.

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