Di commentare le notizie dell’ultim’ora non me n’è mai fregato più di tanto, del resto mi sembra che ogni notizia oltre che rimbalzare su tutti i media trovi migliaia di approfondimenti su blog molto più competenti di questo. Però quando tocca da vicino, viene un po’ voglia di bestemmiare far sentire la propria voce. Da stamattina ho due tab aperti con questa meravigliosa notizia della riforma dell’editoria on line, uno da Repubblica, l’altro da Punto Informatico. Cito da De Andreis di PI: "La novità è presto detta: qualsiasi attività web dovrà registrarsi al ROC, ossia al Registro degli operatori di Comunicazione, se il disegno di legge si tradurrà in una norma a tutti gli effetti. Registrazione che porta con sé spese, burocrazia, procedure". Questo vale per tutti i prodotti editoriali. Il mio blog è un prodotto editoriale? Pare di no, dato che è una "pubblicazione spuria, priva di intenti editoriali". Ma invece pare di sì, dato che "per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento, che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso […] L’esercizio dell’attività editoriale può essere svolto anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative". Premesso che la penso come PI, e cioè che una tale e gigantesca minchiata non potrà mai passare così come l’hanno pensata (e persino Ricardo Franco Levi si autocontraddice a parole non appena sente aria di tumulti), devo dire che è veramente inquietante lo spirito con il quale i nostri legiferatori affrontano il tema di questo oscuro universo di Internet. Che nasca tutto dal caso Grillo come dicono alcuni (ossia: colpirne 2.000.000 per educarne uno)? Che per paura di essere tacciati di oscurantismo se zittiscono una voce preferiscano zittire tutte le voci, che tanto fanno meno notizia perché nessuno sa chi sono? Mah. Sta di fatto che la spinta per questa nuova legge mi sembra sia sostanzialmente il problema della diffamazione via web, che dovrebbe essere equiparata a quella via stampa, radio e TV. La scappatoia la si troverà sempre (direi che noi italiani in questo siamo maestri), ma per quel che vale sottolineo la necessità di tener d’occhio l’iter di questa legge idiota che alla fine, nel carrozzone di freak della politica italiana, potrebbe anche passare. Intanto io faccio le mie prove di emigrazione in USA…
AGGIUNTA DEL 21/10: OK, sembra che il problema sia rientrato. Evidentemente l’improvvisa segnalazione su centinaia di blog è saltata all’occhio. Leggo oggi su diversi blog che Gentiloni si scusa, ma per un casino così io penso che chi ha scritto quel disegno di legge dovrebbe essere quantomeno rimandato a far fotocopie… Il problema è che si lascia correre sempre e comunque, tanto "siamo fatti così". Alla fine, comunque, come dice il buon Suz, ho capito anche io che BlogBabel può servire a qualcosa di utile alla collettività…
Tag: roc, editoria, legge, riforma, internet tax
Io credo che tale decreto parta da presupposti errati. La rete è già sorvegliata dalla polizia postale, la quale possiede i mezzi per rintracciare chi si rende colpevole di reati sul web. Inoltre la legge punisce chi lo fa.
Non vedo dunque la necessità di restringere l’accesso ad internet, né il bisogno di rendere più severe le pene per chi sbaglia online.
E poi scusate… ma quale assurdo governo prima libererebbe i delinquenti minori (si fa per dire…) attraverso l’indulto, per poi mettere in prigione chi diffama qualcuno su internet?
Non vi pare un po’ incoerente, per non dire di peggio?
…mi viene da vomitare…