DO YOU WANNA GET HEAVY?

Concludo degnamente la serie di concerti estivi (in attesa di Settembre Musica) con Blues Explosion allo Spazio 211! Prima cosa: me li aspettavo più marci. Invece sono scattanti, sudaticci sì ma senza esagerare e pestano come dei dannati facendo un discreto casino blues-punk anche se sono solo in tre. Non è che avessi seguito molto le evoluzioni di Plastic Fang o Damage: i Blues Explosion fanno parte di quelle band sempre un po’ uguali a sé stesse, e io ero rimasto ai fasti di Orange e ACME. Però la carica è rimasta immutata, così come il vizio di gridare "Blues Explosion!" ogni due minuti…! Pezzi vecchi pochi, dunque, ma Jon Spencer, Judah Bauer e Russell Simins erano belli tirati sotto le scarse luci rosse e blu, e nei bis ("we can play anything that you want!") ci hanno regalato anche Bell Bottoms. Dello Spazio 211 mi ha stupito la relativa poca gente (ma forse molti sono in vacanza) e la consueta immensità del cugino Kasko che adesso si è trasferito nei boschi intorno a Luserna. Heavy!

IO AMO MANGONI E MANGONI AMA ME

Il concerto degli Elio e le Storie Tese di ieri sera è stato mitico. Gli EELST sono sempre di più il miglior gruppo rock-avant-pop-prog-post-demenziale (ma è ancora riduttivo) d’Italia. Il loro set è una continua sorpresa, i pezzi nuovi e i classici sono sempre riarrangiati in modo diverso, e soprattutto il biglietto del concerto (lungo) era offerto a 8 euro (roba che, come dice Elio, "se vai dagli U2 con 8 euro ti picchiano"). Elio adesso sa "come muoversi sul palco", per essere la vera "risposta italiana a Samuel dei Subsonica"…! Rocco non è più lui (e non è nemmeno "il nuovo Boosta") ma è Luigi Calimero, che proclama "Entusiasmo!" e "Opportunità!" a gran voce. Faso è Faso e si agita acclamato dalla folla. Cesareo se la ride suonando il suo rock ungherese. Christian Meyer (l’extracomunitario) spacca casse e rullanti con precisione cronometrica. Mangoni appare di colpo, mascherato prima da Elvis 48 ore prima della morte, poi da vittima del rock, poi da Panino ("Forza Panino!"), poi da cubista disco-music, infine inevitabilmente da SuperGiovane nel trionfale bis prima della chiusura. Tutto perfetto per le migliaia di persone convenute all’appuntamento. Grazie ad Alessia (Fava n. 309) che ci ha fatto entrare nel backstage, dove abbiamo potuto palpare con mano le ciambelle dell’amore di Mangoni, la muscolosa schiena di Elio e fare gli scemi con i membri della band.

ED ORA… UN PO’ DI SANA DEVASTAZIONE

L’ultima volta che ne sono uscito così male è stato nel 1992, quando per la prima volta ho ascoltato Metal Machine Music di Lou Reed fino alla fine, in cuffia. Il concerto di Aphex Twin è stato ancora più devastante. Io lo considero un pazzo geniale, per quel che mi riguarda. O il "Mozart della techno", come dicono i giornali. Sta di fatto che spesso si dedica anche alla composizione di pezzi un po’ più – come dire – ambient. Ieri sera invece ha letteralmente rovesciato addosso al pubblico torinese miliardi di decibel impazziti e cattivissimi. Preceduto da un DJ Set Warp tanto per scaldare il pubblico, Aphex è arrivato, si è posizionato dietro il bancone (al buio), ha violentato le nostre orecchie per un’ora e mezza senza mai far vedere più di un pugno alzato ogni tanto, poi alla fine si è messo lo zainetto in spalla e se n’è andato. I video: l’amico Chris Cunningham è stato dovutamente omaggiato con proiezione di corti deliranti (feti malformati, visi demoniaci, gente che si spaccava di mazzate e violenze varie) e dei suoi impareggiabili videoclip per il compare Aphex (Come to daddy su tutti, con la mitica vecchina investita dall’urlo del demone "I-ii-iiiiiii want your soooooooOOOOOOooooulllllllll…."). Chris rimane sul palco a giocare con i megaschermi che circondano Aphex e a proporre campionamenti video delle Cocorosie, un duo di ballerine-poupée che si agita scompostamente sul palco mentre Aphex gira furiosamente le manopole del mixer. La musica: uno tsunami di fragore cosmico, pulsante e stridente, che colpisce la folla allo stomaco. Nessuna concessione, solo devastazione. Risultati fisici: il cervello sembrava colare giù dal naso, le orecchie si appiattivano contro il cranio per tentare di sfuggire alla violenza, lo stomaco sembrava uscire dalla schiena e la spina dorsale vibrava all’unisono con le ballerine. Le strobo completavano il quadro. Un concerto inadatto ad epilettici, deboli di cuore e di stomaco, amanti del pop. Aphex va avanti senza nessuna pausa tra un pezzo e l’altro e senza soluzione di continuità propone anche un corrosivo bis a base di Tiziano Ferro, Las Ketchup e Avril Lavigne (ovviamente "trattati" con suoni acidi e urticanti). Prima del delirio finale, la vocina distorta in italiano annuncia "Ed ora… un po’ di sana devastazione". Per un attimo mi è sembrato di essere ad un concerto di MGZ (l’Aphex Twin italiano). Il cervello vibra ancora.