Lo so, certa gente da me non se lo aspetterebbe mai. Altri invece mi attendono al varco di Sanremo perché sanno che il mio animo trash alla fine non può fare a meno – neppure volendo – di sbirciare la diabolica kermesse canora. Quindi ieri, armato di videoregistratore, ho catturato quella che prometteva essere la serata più spettacolare e l’ho guardata eliminando pubblicità, televendite, esibizioni imbarazzanti e tempi morti (anche se devo dire che i tempi morti grazie a Bonolis a volte diventano la cosa migliore del programma). Bonolis lo ammiro con riluttanza, perché ha la professionalità adatta a girare sempre la frittata a suo favore e dire sempre la cosa giusta al momento giusto… Ma veniamo alle canzoni ascoltate. Il signore ci ha scampato dal duetto tra Califano e i Flaminio Maphia (brrrrrr), ma sono giunti sul palco, in ordine sparso: Gigi d’Alessio e i ragazzi di Amici (ma perché? Perché? Forse per sancire una sottintesa identità di target?); Paolo Meneguzzi e Luca di Risio (quantomeno abbastanza fresh, così i giovani guardano Sanremo anche loro); i Matia Bazar con Sergio Muniz (senza parole… comunque la nuova cantante dei MB sembra uscita da un incubo di Andy Warhol ed è un intreccio tra Mina e Diamanda Galas, e perciò è geniale e la ammiro – anche la canzone non è male); Le Vibrazioni con Elio al flauto traverso (che dire… comunque ho gradito); Antonella Ruggiero con i due chitarristi classici (sempre grande lei, ancora di più con questo tipo di arrangiamenti). Il resto abbastanza trascurabile. Ah, no: dimenticavo il momento trash di Antonella Clerici che fa la serenata a Hugh Grant mentre Bonolis si ingozza di fette di limone (degno di Zelig, evidentemente volevano contrastare l’attacco da Canale 5) e l’esibizione di Gwen Stefani che si avvia a diventare la nuova Madonna, tra gli applausi di grandi e piccini (non lo dico in modo negativo, anzi… gran gnocca la Stefani)! Visto quanto dovuto, adesso urge disintossicazione. Il mio pronostico comunque è che vincano i Matia Bazar oppure Masini oppure Gigi d’Alessio. Però dubito che alla giuria popolare piaccia quello strano tipo della nuova cantante dei Matia…!
IL MEGLIO DEL 2004 SECONDO ME
Una super Top 5 per il meglio dell’anno passato… 😉
Cominciamo con i libri letti…
1. Il petalo cremisi e il bianco (Michel Faber)
2. Mele bianche (Jonathan Carroll)
3. Ingannevole è il cuore sopra ogni cosa (JT Leroy)
4. La notte del drive-in (Joe R. Lansdale)
5. L’oscura immensità della morte (Massimo Carlotto)
Continuiamo con i film visti…
1. Kill Bill (Quentin Tarantino)
2. Il ritorno del re (Peter Jackson)
3. Se mi lasci ti cancello (Michel Gondry)
4. Hero (Zhang Yimou)
5. Big Fish (Tim Burton)
…e concludiamo con la musica ascoltata.
1. American Idiot (Green Day)
2. Musicology (Prince)
3. Medulla (Bjork)
4. Real Gone (Tom Waits)
5. Fly or Die (N*E*R*D)
BRITPOP, SWAMPOP, TUTTOPOP
Io già non vado tantissimo ad ascoltare musica dal vivo (dovrei, ma mi viene voglia più che altro in estate). Figuriamoci se vado a sentire i gruppi di base – è una cosa che in genere evito. Però ieri sera sono andato a sentire gli SwamPop (ammetto di averlo fatto su invito di una graziosa collega fidanzata del bassista) e mi sono divertito. Volendo mettere i puntini sulle "i", il brit pop nelle sue varie declinazioni (Travis, Coldplay, Oasis, Keane, Stereophonics, etc.) non è precisamente il mio genere favorito, però è vero il contrario per Stefi, che si esalta con le mossette e i lamenti romantici di Everybody’s Changing, The Reason, She Will Be Loved e compagnia bella. Quindi si va, e gli Swampop sono belli freschi, coinvolgenti e soprattutto sorprendono con un recupero delle radici (al quadrato: rifanno i Beatles che rifanno Chuck Berry o si producono in una versione di Rocket Man che fa spuntare la lacrimuccia). Il fantasma di Megan Gale aleggia quando attaccano il tormentone dei Keane. Una gigantografia di Cristina d’Avena, torreggiante dietro la band, si accartoccia sul bassista e sul tastierista. L’ambiente è fumoso e alla fine anche io le canzoni le so, tanto le sento tutti i giorni in giro. Misto alle cover, qualche pezzo forte del repertorio originale (in italiano e inglese): non male, e comunque sono pezzi che non sfigurano assolutamente se paragonati alle hit internazionali proposte. Sul loro sito c’è scritto che tutti i concerti si tengono rigorosamente in kilt, ma ieri sera solo il batterista lo indossava. Mi domando se portasse anche la biancheria intima o no. A rigore, non si dovrebbe.