I MIGLIORI DEL 2015 (SECONDO ME)

I MIGLIORI DEL 2015I migliori cosa? Niente, il solito. I libri che fortunosamente son riuscito a leggere, i film che clandestinamente sono riuscito a vedere, la musica e le serie televisive che hanno accompagnato la mia vita attiva e quella spalmato sul divano (il mio negotium e il mio otium ahahahah se non faccio sfoggio di cultura qua, dove altro?)… Non prendetela come una lista “il meglio dell’anno” perché questo presupporrebbe che io in effetti riesca (cosa improbabilissima) a vedere più di 10 film, leggere più di 10 libri contando anche i graphic novel o assimilare più di 10 album nuovi in un anno. Però di una cosa vi posso assicurare: quello che riporto qui è roba che a me è veramente piaciuta, altrimenti non ve lo direi. Quindi, se vi fidate un minimo del word of mouth, ecco qua.

Partiamo subito dal lato letterario: i libri che ho letto con maggior piacere. Non è tutta roba recente, è ovvio. Tante volte recupero roba che sta sul comodino da secoli. Prevalentemente stiamo sul fumetto o illustrazione di qualità. Ma ci sono due fiumi di parole che mi hanno trascinato nel 2015: una è l’esplorazione sul cristianesimo delle origini di Carrère e l’altro, più easy per l’estate, la tetralogia di Stroud (un recuperone fantasy veramente di pregio).

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CAREZZE INFINITE

CAREZZE INFINITETe ne sei andata così, a mezzanotte, di soppiatto, accoccolata nel posto dove preferivi stare. Hai aspettato che fossimo tutti a dormire per stare anche tu nel letto con noi. Due colpi di tosse e d’un tratto non ci sei stata più.

Dicono che 17 anni sono tanti. Per me eri sempre una cucciola profumata di liquirizia.
Ho passato un’intera ora ad accarezzarti per accompagnarti dovunque stessi andando, e non potevo più staccarmi.

Ti abbiamo coperto con la maglietta di Stefi, quella dove amavi dormire quando non c’eravamo. Sul tuo cuscino preferito, nella cesta in vimini.

Grazie per i 17 anni in cui sei stata il simbolo di questa casa, di questa famiglia, in cui hai vegliato su di noi, ci hai sopportato e a volte ci hai rotto i coglioni piazzandoti su libri, giornali, in mezzo ai piedi e in tutti i posti improbabili dove a voi gatti piace stare.

Scusa per tutte le volte che ti abbiamo dato per scontata, poco considerata, specialmente negli ultimi 24, convulsi mesi. Il nuovo arrivato ti adorava, anche se ti faceva fare corse matte e disperatissime in giro per casa.

Maya, proprio oggi Stefi ti ha comprato un sacco di crocche, una tovaglietta a forma di pesce e due sacchi di sabbia per la lettiera, ma purtroppo queste cose non ti interessano più.
Lasci un grande vuoto, e non ho più parole, e sto male.

PENSIONE COMPLETA

PENSIONE COMPLETADa quando la Creatura riempie le nostre giornate, anche le vacanze devono contemplare le sue esigenze. Da qui la pensione completa in riviera adriatica. Non mi nascondo dietro a un dito: è verissimo che in Romagna c’è una cultura della famiglia e del bambino che fa spavento per quanto è efficiente, ma il punto vero è che per noi adulti ormai la vacanza consiste nel non dover possibilmente fare un cazzo a parte controllare che l’erede non affoghi. E dunque. Dieci giorni contati di mare in un posto così (di più no, ché i prezzi sono un po’ alti) fanno veramente la differenza in termini di relax. Purtroppo c’è un rovescio della medaglia. Come ce l’hai tu questa idea balzana di scialarti sulla spiaggia con la birra in mano, ce l’hanno anche altri 60 milioni di italiani. E se ti guardi intorno tra gli ombrelloni, o ai tavoli vicino, ci sono loro. Gli italiani veri, quelli che di solito vedi solo in TV.

Per cominciare, al primo giorno di mare capisco come mai l’attività di tatuatore/piercingatore tira sempre tantissimo (lavoro in Camera di commercio, e lasciatemelo dire, i tatuatori sono una delle poche attività in costante crescita). In pratica, non esiste un essere vivente sopra i 15 anni che non sia tatuato. I più discreti – una minoranza, di cui peraltro faccio parte anche io, non è che mi fanno schifo i tatuaggi, eh – hanno una scritta, un glifo, un qualcosa in parti del corpo anonime. La stragrande maggioranza ha gambe, braccia, collo, schiena, fondoschiena, mani, piedi, cuoio capelluto (per i rasati) completamente intessuto di creazioni a inchiostro nero dalle più trash a quelle decisamente inquietanti.

Io comincio lì a sentirmi a disagio, parte di un’umanità con la quale ho in comune giusto il fatto di avere un bambino piccolo che tenta di arare gli spazi sabbiosi con la bocca o di rubare qualsiasi gioco veda snobbando senza pietà i suoi. A parte quello, mi tengo in disparte e osservo. Le code all’italiana, quelle dove non esiste un ordine preciso e tutti hanno diritto a dirti che c’erano prima loro, che tizio ha tenuto il posto, quelle dove se non sei arrogante e furbo anche tu, passi per ultimo. Il modo in cui viene trattato il personale di servizio (camerieri, personale delle pulizie, bagnini), della serie “ho pagato e devi fare il tuo lavoro” – un concetto che sulla carta non ha niente di male, ma che si risolve in sigarette ciccate ovunque, dita schioccate, maleducazioni infinite, abitudine a dare del “tu” a tutti i lavoratori che hanno un nome straniero, e via dicendo. (Di questo se n’è accorta persino mia moglie, nel momento in cui una ragazza che puliva le stanze al piano ci ha guardato con terrore perché quando siamo arrivati dal mare lei non aveva ancora terminato di pulire la nostra stanza e si profondeva in scuse. Noi sabaudamente abbiamo detto “Ma si figuri, finisca con comodo che noi aspettiamo un po’ nella hall, ci leggiamo un giornale” – e intanto avevamo il magone per il modo in cui la tipa si era rivolta a noi).

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