DEL MEGLIO DEL NOSTRO MEGLIO

DEL MEGLIO DEL NOSTRO MEGLIOEd eccoci come ogni anno al momento delle superclassifiche, che non hanno alcuna utilità se non 1) placare l’ossessione per le liste che da 40 anni mi accompagna (e che se ci hanno scritto anche un libro vuol dire che è abbastanza comune al maschio medio) e 2) ispirare voialtri lettori alla disperata ricerca di un regalo di natale dell’ultimo minuto da acquistare con il meglio dei miei insindacabili giudizi dell’anno. Un’anno di magra, devo dire, dato che la Creatura non mi permette né troppe uscite al cinema, né – ovviamente – il tempo di leggere chissà che, motivo per cui abbondano i graphic novel in quella categoria (ché si sa, i fumettini son più semplici da leggere e non impegnano). Quest’anno a sorpresa ci mettiamo dentro anche la top ten dei migliori contenuti on line che seguo sui social, sui feed, sullo smartphone, insomma, quelle robe lì che sembrano un po’ rimasugli di cultura e invece se ci fai caso ormai occupano gran parte del nostro tempo libero. E andiamo!

TOP 10 ALBUM
Beck – Morning Phase
Damon Albarn – Everyday Robots
Aphex Twin – Syro
Skrillex – Recess
Black Keys – Turn Blue
Lana Del Rey – Ultraviolence
Todd Terje – It’s Album Time
St. Vincent – St. Vincent
Future – Honest
FKA Twigs – LP1

Riservo un piccolo podio anche per i tre album italiani più interessanti dell’anno: Ghemon – Orchidee,  Subsonica – Una nave in una forestaBrunori SAS – Il cammino di Santiago in taxi.

TOP 10 FILM

Grand Budapest Hotel
Only Lovers Left Alive
Boyhood
Nymphomaniac 1 e 2
Snowpiercer
Mud
Locke
The Lego Movie
Under The Skin
Guardians of the Galaxy

Come ogni anno ecco anche la lista dei film bellissimi che sicuramente non riesco a vedere prima della fine dell’anno ma su cui il mio pre-giudizio è assolutamente favorevole… InterstellarThe BabadookJodorowsky’s DuneBirdman,  Big Hero 6.

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10 ANNI DI VIDEO DIGITALE

10 ANNI DI VIDEO DIGITALEQuesto è un anniversario molto particolare: non c’entrano compleanni, matrimoni o simili. C’entra, in un certo senso, una nascita. Il 15 dicembre 2004 infatti, usciva per i tipi di Tecniche Nuove il libro “Come si fa un video digitale”. A prima vista il solito manualetto da scaffale di informatica delle librerie. Ma con un particolare decisivo: il mio nome, e quello dei miei amici e sodali Lorenzo Corvi e Marco Mion in copertina. Come si fa un video digitale (cliccando potete leggerne ampi stralci su Google Books, e comunque tanto mi sa che è abbastanza esaurito dappertutto – forse ne trovate ancora una copia su Ibs.it) è un libro strano. La fascetta recita così

Il libro va oltre il semplice manuale d’istruzioni per l’uso della videocamera, proponendo al lettore percorsi organizzati per obiettivo: le riprese in vacanza, le cerimonie di famiglia, il documento di attualità, la fiction. Ogni capitolo propone elementi di tecnica cinematografica e consigli dettati dall’esperienza degli autori, spaziando dalla scelta degli accessori al posizionamento di luci e microfoni. Il ricorso a frequenti citazioni tratte da film celebri rende le spiegazioni divertenti e di facile comprensione. Dopo aver analizzato i software e le pratiche di montaggio digitale, il testo propone consigli per promuovere e diffondere i propri filmati sfruttando le opportunità fornite da Internet“.

In sintesi, si è trattato di un compromesso tra noi tre – che volevamo scrivere il nostro manuale di “cinema zero budget” forti dei nostri primi esperimenti di guerrilla filmmaking, passati giusto in qualche festival italiano – e la casa editrice, che desiderava appunto un manuale dedicato ad un target che avrebbe preso una videocamera in mano sostanzialmente per farci i filmini delle vacanze o del battesimo del nipotino. Anche la scrittura del libro è stato un esperimento a zero budget, con foto fatte da noi o raccattate dal web, ripetute revisioni per arrivare a quello che volevamo: un manuale di tecnica cinematografica travestito da bignami del turista fai da te.

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OLD BOY, NEW PATH

OLD BOY, NEW PATHPremetto, niente Lucca per me. Da neo-papà con un po’ di uscite extra ho anche a malincuore ridotto la spesa mensile in edicola. Infine, non conosco personalmente Roberto Recchioni al di là dei suoi editoriali o delle sue (peraltro interessanti e simpatiche) quotidiane uscite su Facebook. Ma da rigoroso collezionista di Dylan Dog dal 1986, e da Bonelliano “since 1981”, sento che mi è possibile dire la mia.

Non sono uno di quelli che “Dylan Dog è morto negli anni ’90”, anche se ammetto che negli ultimi decenni è stato sempre più difficile trovare una storia che colpisse veramente. Mi sembra anche naturale. La vocazione di Sergio Bonelli Editore al fumetto popolare – nel senso migliore del termine – fa sì che Dylan Dog, così come tutti gli altri personaggi (salvo forse Julia che dà maggiormente un’impressione di “prodotto artigianale”) sia frutto di una catena di montaggio di storie, a volte più intriganti, a volte meno. A Recchioni il merito di aver sollevato un polverone di interviste, conferenze stampa, approfondimenti e soprattutto tanta attesa. Tanto si doveva per il mondo un po’ sonnacchioso del fumetto italiano (e tanto serve alle vendite, evidentemente). Ma soprattutto il merito di aver osato cambiare le carte in tavola non ascoltando i fan (chiamarli fan è un po’ fuorviante, direi più i “custodi”) disposti al massimo al gattopardesco “cambiare perché/purché tutto rimanga uguale”.

Detto questo, e lanciato il sasso nello stagno con “Spazio profondo“, di cui qualcuno ha fatto un’attenta analisi metanarrativa a quanto pare veramente centrata (a me non era venuto in mente, ma mi sono veramente goduto la storia per la prima volta dopo anni), pochi giorni fa è uscito il primo vero numero del nuovo corso “Mai più, ispettore Bloch” e il primo nuovo Maxi DYD (sottotitolato “Old Boy” per la sua caratteristica editoriale di prodotto destinato ad andare incontro ai “custodi” di cui sopra).

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