ANNUS MIRABILIS

Annus MirabilisEccoci giunti al penultimo giorno dell’anno e quindi al consueto appuntamento pop-trash-sbarazzino delle top ten di questo 2013, che per me ovviamente è stato dominato da affari ben più grossi e ingombranti dei soliti film da vedere, dischi da ascoltare, libri da leggere.
E tuttavia, c’è stato comunque un certo traffico culturale in casa, anche se da settembre in avanti è stato forzatamente ridotto. Via dunque con le top ten e – nel caso vi chiedeste perché l’immagine del post è un primissimo piano del delizioso nematode Halicephalobus Mephisto – è soltanto perché lui pure è parte di una top ten.

Quella delle specie più bizzarre scoperte nel 2013.
Il che apre uno scenario inquietante su quante specie nuove vengono scoperte ogni anno.
Ma andiamo con i film dell’anno.

TOP 10 FILM
Django Unchained (Quentin Tarantino) – Solito, immenso Tarantino non sbaglia un colpo e ridisegna il western.
La vita di Adèle (Abdellatif Kechihe) – I corpi, la vita, l’eros. Sequenze lunghissime, cinema di osservazione.
La grande bellezza (Paolo Sorrentino) – Bello da stare male, forse non il miglior Sorrentino ma quasi.
Spring Breakers (Harmony Korine) – Tra videoarte e cinema trash, storie acide intorno al vuoto generazionale.
Pacific Rim (Guillermo Del Toro) – Il film di robottoni che si menano che tutti attendevamo con trepidazione (e non è l’idiozia che pensate).
Le streghe di Salem (Rob Zombie) – Pesante, soffocante e ipnotico come un horror dovrebbe sempre essere: visioni alla Ken Russell e death metal.
Holy Motors (Léos Carax) – Oggetto non identificato e perturbante, puro cinema per gli occhi e per le orecchie, non per tutti i gusti.
Fast & Furious 6 (Justin Lin) – Il guilty pleasure più amato, non bello come il 5 ma comunque un film che sposta i confini dell’action.
Blancanieves (Pablo Verger) – Come The Artist ma spagnolo, e perciò truce, con toreri e poco incline al lieto fine.
Come un tuono (Derek Cianfrance) – Lento spiraleggiare nel melodramma classico reinterpretato sul corpo di Ryan Gosling.

Aggiungiamo poi la top 10 dei migliori film che mi sono perso e mi mangio le mani, ma recupererò (Gravity / Her / La desolazione di Smaug / Frances Ha / Philomena / La mafia uccide solo d’estate / I sogni segreti di Walter Mitty / Kick Ass 2 / Stoker / Star Trek Into Darkness) e la top 5 dei film più inaspettatamente scrausi dell’anno (Una notte da leoni 3 / World War Z / Anna Karenina / Lincoln / Gli amanti passeggeri).

TOP 10 SERIE TV
Homeland 3 – Spettacolare e tesa chiusura della parabola di Brody, una stagione strana ma meritevole.
Black Mirror 1 e 2 – Rivelazione a scoppio ritardato, nerissimo humor inglese e fantascienza distopica.
Les revenants 1 – Inquietante e ipnotica serie francese con i morti che tornano senza far danni… forse.
Shameless 3 – Lieve deriva verso il thriller, ma sempre in palla con le storie acidissime dei Gallagher, la famiglia più cazzuta della TV.
Sherlock 2 – Geniale, enigmatico, turbinoso: adesso vogliamo sapere come ha fatto Sherlock a sopravvivere.
The Walking Dead 3 – Arriva il Governatore e sono cazzi per tutti. Finora, la migliore stagione e anche la più splatter.
Game of Thrones 3 – Più per affetto che altro, dato che la stagione non è stata splendida. Ma le nozze di sangue valgono da sole tutti gli episodi.
Downton Abbey 4 – Ogni anno pensi che vada in stanca e invece i nobili Grantham e i loro servitori ci fottono sempre: troppo appassionante!
Dexter 8 – Non si poteva mancare alla chiusura di una serie epocale, anche se il meglio è passato dopo la quinta stagione. Dexter con la barba.
New Girl 2 – Tra le comedy recenti, una delle più simpatiche e meglio costruite. Zooey Deschanel adorabile.

Qui il fuoriclasse assoluto è Breaking Bad 5, ma siccome sto recuperando tutta la serie in un colpo solo sta fuori dalla top ten con menzione speciale.
E poi ci sono le cinque serie che non ho visto e sono sicuro siano bellissime: The Newsroom / Copper / Don’t trust the bitch in apartment 23 / Arrow / The River
Le cinque più scrause, improbabili o noiose dell’anno: Under The Dome / The Following / Agents of S.H.I.E.L.D. / Revolution / 666 Park Avenue

TOP 10 ALBUM
Yeezus (Kanye West)
Bloom (Beach House)
Silence Yourself (The Savages)
Random Access Memories (Daft Punk)
Modern Vampires of the City (Vampire Weekend)
Reflektor (Arcade Fire)
The Electric Lady (Janelle Monaé)
Trouble Will Find Me (The Nationals)
Marshall Mathers LP 2 (Eminem)
m b v (My Bloody Valentine)

Questi sono gli album un po’ seri che mi son sentito in cuffia quest’anno, poi mettiamoci pure almeno tre album classificabili come “vergognosi” ma spettacolari: The 20/20 Experience (Justin Timberlake) / ARTPOP (Lady Gaga) / Blurred Lines (Robin Thicke).
Per quanto riguarda i dischi italiani, per me il podio del 2013 va a: Mea Culpa (Clementino) / Fantasma (Baustelle) / Nuvola numero nove (Samuele Bersani).

TOP 10 LIBRI
Momenti di trascurabile felicità (Francesco Piccolo)
Storia di un corpo (Daniel Pennac)
Cronache di Gerusalemme (Guy Delisle)
La ragazza con i capelli strani (David Foster Wallace)
Anya e il suo fantasma (Vera Brosgol)
Le belve (Don Winslow)
Metagenealogia (Alejandro Jodorowsky)
Alla deriva (Bryan Lee O’Malley)
A volte ritorno (John Niven)
Lavoro dunque scrivo (Luisa Carrada)

Qui come sempre non si tratta mai di libri usciti nell’anno in corso perché sulle letture io recupero con ritardi di anni luce, quindi sono i dieci migliori libri che ho letto io durante l’anno.
Poi ci sono i libri che vorrei ancora leggere e non ce la farò prima della fine dell’anno.
Quelli che stanno nella pila pericolante e instabile sul mio comodino.
E quelli che stanno nella mia wishlist di Amazon… 😉

HAPPINESS IS A WARM GUN

Ci sono volte in cui leggi un libro che ti piace, ti fa stare bene. Ci sono altre volte che leggi un libro e ti fa tornare la voglia di scrivere. Momenti di trascurabile felicità (Francesco Piccolo, Einaudi 2010, p. 136) è uno di questi. Si tratta di un libro in cui posso riconoscermi, perché mette a fuoco quei dettagli insignificanti che tutti assieme vanno a costituire una vita, un universo personale. In un momento come questo in cui tutto cambia, gli anni passano, da 71 minuti è di nuovo il mio compleanno e tra poco meno di 24 ore è Natale, vale la pena anche per me elencare qualcuno di questi momenti. Senza di loro, sarei perso. Per esempio.

Quando c’è traffico e io con la moto riesco a sorpassare zigzagando tutte le auto in coda, poi arriva il momento in cui sono bloccato perché qualcuno sta viaggiando troppo vicino alla fila di auto parcheggiate, allora do gas due o tre volte finché la persona nell’abitacolo si accorge di me e si sposta di lato facendomi passare.

Tutte le volte che riesco a fare benzina al self service fermandomi esattamente ad una cifra tonda tipo 40,00.

Quando ricevo messaggi sul telefonino da qualcuno che mi racconta la sua giornata, senza altro scopo che quello di condividere impressioni di vita. Sono messaggi che non spingono a un comportamento, e perciò tanto più apprezzabili.

La sera alle volte mia moglie si addormenta addosso a me, e io mi diverto a spostarle i capelli, disegnarle simboli col dito sulle guance o sulle braccia, e lei fa le facce nel sonno. Allora io rido, perché è un curioso momento di intimità condivisa ma non del tutto conscia. Mi piace l’idea di poter parlare con lei e che lei mi risponda nel sonno.

Quando ricevo piccoli gesti di gentilezza come una grattatina sulla schiena, una colazione a letto, un regalo inaspettato, e in generale quando capisco che qualcuno tiene a me. Questo non manca mai di stupirmi.

In macchina, da quando sono papà, mi piace sedermi dietro a tenere la mano al piccolo finché non si addormenta. Se qualcun altro guida, io sono sempre enormemente grato.

Mi piace la palpabile sensazione di sollievo che c’è in ufficio quando una persona indesiderata esce dalla stanza. Improvvisamente tutti espirano e diventano più positivi, più belli, anche le scrivanie sembrano più pulite, e poi qualcuno mette una musica, e il pomeriggio passa più veloce.

Le lunghe chiacchierate in auto, quelle che ti fanno pensare che forse l’unico modo di parlare veramente è quello di sedersi fianco a fianco e viaggiare. Ma certamente la cosa è valida anche camminando, o sedendo a un tavolino in un dehor d’estate.

Mi piace quando è estate, esco dall’ufficio in moto e prima di andare a casa taglio per la collina, l’aria si fa più fresca, il sole arriva di taglio e io mi perdo tra le strade. Faccio apposta a perdermi anche se lo so che le strade sono sempre quelle, le stesse. Giro in qualche traversa perché mi dico “di qua non sono mai passato” e dopo qualche svolta finisco in un posto nuovo. Allora mi fermo, magari fumo una sigaretta e guardo il panorama. Mi figuro di essere lì con qualcuno, ma sono soddisfatto anche da solo. Di solito scatto un paio di foto, che poi restano nel cellulare e infine concludono la loro esistenza in una cartella del PC, per poi essere riscoperte anni dopo.

A volte, quando devo andare in bagno, mi piace aspettare finché non ce la faccio più, poi correre verso il WC e tirare un gran sospiro di sollievo. Non so esattamente perché lo faccio, ma è come se tutto fosse più bello, più vero.

Quando compro un libro, o lo ricevo in regalo, la prima cosa che faccio è accarezzare le pagine e annusarle. Poi leggo la frase finale.

Sono un maniaco del controllo per quel che riguarda il mio iPod. Traggo soddisfazione dal mettere in ordine tutta la mia raccolta musicale, cercando le copertine degli album, taggando generi, artisti, anni e numeri d’ordine delle tracce. Poi carico la musica in modo da avere un panorama il più eclettico possibile, dal pop che tira al momento al krautrock, al folk, al black metal, dal cantautorato italiano alla bossa nova, fino ad arrivare all’indie rock più oscuro o all’elettronica e al dubstep. Poi ascolto tutto con diligenza, in due modalità: la prima è in cuffia a tutto volume. La seconda è sull’autoradio, sempre a tutto volume, ma coi finestrini chiusi.

Mi piace moltissimo osservare i dettagli del volto della persona con cui parlo. Gli occhi, le pagliuzze di colore nell’iride, la lunghezza delle ciglia, il colorito del viso, le imperfezioni della pelle, le labbra, sottili, carnose, la mimica facciale, i sorrisi. A volte mi rendo conto che questo mio atteggiamento mette a disagio l’interlocutore, ma è più forte di me.

Da quando sono papà, la cosa che mi dà più gioia è stare un po’ da solo col piccolo (quando è tranquillo, certo, perché come molti papà non sono bravissimo a gestire la creatura urlante per troppo tempo). E quando siamo soli, parlargli come se fosse un vecchio saggio e ascoltare le sue risposte come un oracolo in una lingua sconosciuta, e poi affondare il naso e la bocca nella sua nuca. La nuca dei bambini è bellissima. E poi mi piace che sorrida quando gli canto, perché vuol dire che non sono poi tanto male (o che lui non ha assolutamente orecchio).

Mi piace entrare al cinema e sedermi in prima o seconda fila, cosa che ad oggi è sempre meno possibile, dato che quando fai il biglietto tendono ad assegnarti posti lontanissimi. Inoltre, mia moglie non ama stare vicino allo schermo, e se lo fa è solo per dimostrarmi il suo amore (vedi piccoli gesti di gentilezza). Mi piace stare finché non scorre l’ultimo titolo di coda, e prima di uscire dalla sala accarezzare lo schermo bianco.

Quando cammino per strada, se vedo delle irregolarità nei muri devo passarci la mano, per tastare la sostanza della città. Come mettere un dito in una ferita, ma senza il sangue.

Poi mi piacciono tutte le dinamiche da ascensore, entri prima lei, no io vado solo al secondo, le dà fastidio la borsa, e mi piace che la gente si appiattisca sul perimetro della cabina e guardi le chiavi di casa propria con estrema attenzione. Io per primo guardo sempre nello specchio e non interagisco. Provo un piacere sadico nel chiudere la porta e avviare l’ascensore quando sento che qualcuno è appena entrato nel portone, per non dover fare il viaggio insieme.

Quando arrivo a casa e sono stanco ma ho ancora la forza di passare come un tornado nelle stanze e mettere a posto tutto il caos che si è inspiegabilmente creato negli ultimi giorni. Mi piace impilare e buttare cose, alternativamente.

A casa degli altri, mi piace moltissimo guardare nei loro frigoriferi, e negli armadietti del bagno. Se siamo abbastanza in confidenza, e mi fanno vedere anche il ripostiglio, mi sento appagato.

Mi piace dire stupidaggini e doppi sensi a sfondo sessuale anche se mi è chiaro da anni che questo riduce moltissimo la possibilità di scopare, ma è più forte di me. D’altro canto, mi fanno anche molto ridere i rutti e le scoregge. In questo, il mio lato femminile si va nascondere in qualche luogo lontanissimo. Però sono anche una persona seria e sensibile, quando serve. In ogni caso, faccio molta, molta fatica a non fare battute salaci almeno due o tre volte in una conversazione, specialmente con mia moglie. Che non le apprezza quasi mai.

La notte, quando c’è silenzio in casa (ma non fuori, che le macchine e le ambulanze intrecciano fughe di sirene e motori) mi piace ticchettare sulla tastiera e vedere le parole che si dipanano sullo schermo bianco. Le parole continuano ad apparire ed è come se dovessi scrollarmele dalle dita. Quello che leggo insomma, filtra dentro di me come un liquido in eccesso di cui liberarsi. Poi vedo che sono le due di notte, e allora penso che forse mi fermo qui.

ANYA’S GHOST

Acquerello di Vera BrosgolDa parecchio tempo non spendo più molte parole su quello che leggo. E sì che leggo molto. Del resto non vorrei tediarvi con le mie maratone da comodino che prevedono il recupero e la messa in pari di tutte le Cronache del ghiaccio e del fuoco (3.322 pagine lette, 1.040 ancora da leggere) nonché lo smaltimento di alcuni Palahniuk, un paio di Pennac e l’ultimo Rowling ancora da iniziare. Ma c’è qualcosa che mi spinge invece a parlarvi di Anya’s Ghost, ovvero Anya e il suo fantasma, il graphic novel uscito recentemente per Bao Publishing.

Il volume ha una copertina tattile, molto interessante, e vanta una doppia raccomandazione da parte di Neil Gaiman e di Scott McCloud (motivo per cui l’ho acquistato a scatola chiusa, quasi senza nemmeno sfogliarlo). E per una volta gli “strilli” non erano millantati. Vera Brosgol, l’autrice, è stata storyboard artist per Coraline e Paranorman, due dei film d’animazione più interessanti degli ultimi anni, e si vede. Il suo stile a metà tra il manga e l’underground americano è incisivo, “carino” quando serve ma soprattutto efficace ed evocativo, come piace al teorico dei comics Scott McCloud.

La storia in effetti è Neil Gaiman puro (ma non dispiacerebbe neppure a Tim Burton): Anya è una ragazza immigrata dalla Russia – come l’autrice, peraltro – che cerca di cavarsela nel terribile microcosmo di una high school americana. Un bel giorno cade in un pozzo e lì incontra il fantasma di Emily, una ragazza morta un secolo prima in circostanze misteriose. Le due diventano amiche, ma poco a poco il loro rapporto si evolve in qualcosa di inquietante e perverso. Niente paura: l’opera è leggibile tranquillamente anche dai minori cui è evidentemente dedicata – si ride e si rabbrividisce al tempo stesso. Ma soprattutto ci si riconosce nelle incertezze dell’adolescenza. Insomma, un Eisner Award pienamente meritato. Come se non bastasse, scopro che Vera Brosgol – oltre ad essere una capa di cazzo del graphic novel e della cosiddetta letteratura young adult in generale – è una fan di Game of Thrones, di cui ha ritratto alcuni personaggi nel suo stile più “coccoloso”! Come non amare questa donna?

E niente, Bao Publishing era già il mio editore preferito, avendo pubblicato l’integrale di Bone di Jeff Smith, i miei italiani preferiti del momento (Makkox e Zerocalcare), il volumone celebrativo di Sky Doll di Barbucci e Canepa e avendo acquisito il catalogo dell’immenso Terry Moore (si attende con ansia la perfect edition di Strangers in Paradise).

Oggi, con la scoperta di Vera Brosgol, di Bao non posso più fare a meno.