MEANWHILE…

MEANWHILE...Non è un record, ma insomma… Quasi due mesi senza scrivere nulla è comunque un fatto negativo per uno che voleva riprendere a pubblicare qualcosa sul blog. La pigrizia serale però mi rende tutt’uno con il divano, e non è semplice ritagliarsi margini di concentrazione per raccontare qualcosa in più di tre righe di testo.

Il fatto è che per scrivere, per avere un output, serve anche un input continuo, ossia serve leggere, fare esperienze, vedere cose. In questi due mesi l’esperienza è prevalentemente cambiare pannolini, ripararsi dalle ondate di schizzi di residui di cibo a ore pasti, rincorrere la Creatura in ogni dove evitando che finisca sotto un’auto / che brandisca oggetti contundenti da lanciare alternativamente a gatti, cani, bambini, adulti / che cada rovinosamente in tombini, pozzanghere, trombe delle scale. Un anno e mezzo è bello, ma ne risente il cervello. Siamo diventati come quei genitori che segretamente giudicavamo male, che si voltano dall’altra parte con sguardo vacuo mentre poco più in là la Creatura escogita qualche nuovo danno da fare o perturba la pubblica quiete con rumori e odori molesti. Anzi, siamo allo stadio del “prendi il tablet, basta che stai zitto” (peraltro, adesso la Creatura si incazza anche se gli proponi tu un video su YouTube: no, se li cerca lui da solo, approdando su inquietanti canali pakistani o kazakhi di nursery rhymes recitate o cantate in un inglese pronunciato con accenti assurdi, molto Borat). Esaurito l’argomento puericultura, che come potete capire ci vede molto preparati e sul pezzo, cosa è successo nelle ultime settimane? Poco. O molto, a seconda dei punti di vista.

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MA CHI CI SIAMO MESSI IN CASA?

MA CHI CI SIAMO MESSI IN CASA?Ci avviciniamo a grandi passi al piccolo traguardo dell’anno e mezzo. Da quando la Creatura cammina (poco più di un mese) il gioco si è fatto duro. Ormai, guardandolo, la frase che più di ogni altra viene in mente a mamma e papà è: “Ma chi ci siamo messi in casa?“. Il nanerottolo si aggira trotterellando in tutte le stanze della casa, esplorando come dovuto ogni anfratto possibile. In particolare tutti quelli che coinvolgono spazzatura, elettricità, riccioli di polvere, lame e spigoli appuntiti suscitano in lui un’attrazione irresistibile. Lo richiami, ti guarda per qualche secondo come a dire “…’zzo vuoi?!” e ricomincia a dedicarsi alle sue occupazioni preferite. Dice che i bambini piccoli l’unico modo di fargli capire che qualcosa non va è fare la faccia e i toni brutti senza ridere in modo che dall’espressione facciale tua capiscano la riprovazione. Io non so, probabilmente la mia faccia brutta fa molto ridere. Perché lui ti guarda, ti ride in faccia e passa avanti.

In ogni caso, la casa si è trasformata rapidamente in un campo di battaglia. Le modalità della Creatura sono prevalentemente l’assedio e il saccheggio, le modalità dei genitori invece prevedono cattura, imprigionamento e resistenza di trincea. Di seguito riportiamo alcuni esempi.

ASSEDIO: la Creatura non vuole che tu vada in bagno (ripetuti pugni sulla parte di vetro della porta del bagno e richiami vocali); la Creatura non vuole che tu ti sieda a mangiare (ripetuti pugni su cosce e fianchi, sottrazione delle posate e richiami vocali); la Creatura non vuole che tu riposi (arrampicata su letto o divano ed esecuzione di uno Springboard Moonsault da manuale); la Creatura non vuole che tu ti muova (tecnica di avvinghiamento alla gamba per causare appesantimento nella mobilità e richiami vocali). Un particolare aspetto dell’assedio è la SFIDA: una volta richiamata la tua attenzione, la Creatura ti mostra platealmente che sta per fare qualcosa di assolutamente proibito (rovesciare la spazzatura, buttare il cellulare nel cesso, buttare un pugno di cibo per terra o lanciarlo su una parete, mettere le dita in una presa o in un cassetto aperto mentre sta per chiuderlo di colpo con l’altra mano, o simili). La sfida avviene sempre in uno stato di sospensione temporale: lui ti guarda, in pratica col dito sul grilletto, e ti dice “…e adesso vediamo cosa fai, grosso figlio di puttana” (non lo dice veramente, ma lo capisci dallo sguardo).

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DIALOGHI SUGLI UNO

PASSO UNO– Hola, è un po’ che non ci sentiamo.
Praticamente un mese, direi.
– E cosa è successo in questo mese, oltre a varie tecnicalità marginali tipo l’aggiornamento di WordPress, lo sputtanamento del file .htaccess e la conseguente sparizione di tutti i miei permalink (e con questa ho già conquistato i lettori nerd)?
– Ma niente, vedi. Pensa che mi sono accorto solo oggi che sto in mutua che eri ridotto così. Ho dovuto chattare con un sistemista californiano per ripristinarti, ma era molto gentile, ti assicuro. Infatti vedi, adesso è tutto OK. Cioè, i permalink, almeno, funzionano.
– Va beh, vedremo. E quindi? Che si dice?
– Hai presente che a settembre ero tutto un “Dai, scrivo un altro post, dai che bello, ho ripreso un po’ a scrivere”?
– Eh.
– Ecco, è subito passata. Siamo entrati negli Orageous Ones.
– …che sarebbero?
– Tutti parlano dei Terrible Twos, i terribili due, per indicare il delirio di capricci e simili dei due anni. Io volevo esprimere il mio disagio per le difficoltà corrispondenti al compimento del primo anno di vita in un modo altrettanto incisivo, quindi mi sono inventato gli Orageous Ones, i tempestosi uno. In italiano fa cagare, lo so.
– Hm, in effetti si perde un po’ quel sottotesto che fa molto supergruppo Marvel. Quindi mi stai dicendo che vuoi scrivere uno di quei post a categoria genitorialità?
– Beh sì, se non è un problema.
– No, no, vai pure, anzi. Hai visto mai che qualcuno torna a visitare il blog.
– Eh, appunto.

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