Trovo di pessimo gusto la foto di copertina della Stampa di ieri (12 marzo – "L’orrore in quel volto" di P. Sapegno). Le foto che vincono il Pulitzer, quelle che riassumono in una singola immagine un mondo di simboli e di emozioni, di informazione e di comunicazione sono altre. Il cadavere con il viso stravolto dal terrore della madrilena sorpresa dall’attentato non fa parte di queste immagini. Cosa potrebbero dire in proposito i familiari della vittima? Io non sopporterei questa strumentalizzazione di un’immagine, il cui scopo è soltanto solleticare la morbosità del pubblico, a livello di siti come Rotten. Il reportage di guerra e/o di catastrofe è per necessità duro, ma la vera foto che riassume un dramma non è per forza quella di un cadavere straziato. Può essere un oggetto, un’accostamento stridente di situazioni, qualcosa che diventi simbolo e metafora universale. Ma i media ormai conoscono soltanto la spettacolarizzazione del sangue e del dolore.
MR. AND MRS. BROWN ADVENTURES IN LONDON (DAY 4)
Mr and Mrs. Brown’s Adventures in London – Day 4
La sveglia è ancora più antelucana, dovendo Mr. e Mrs. Brown lasciare la stanza, preparare il bagaglio e visitare il visitabile entro le 14.00. La mattina è dedicata al quartiere di Kensington, agli omonimi giardini e ai grandi magazzini londinesi. Mr. Brown scatta fotografie come se piovesse, intimamente felice di vedere la Royal Albert Hall, l’Albert Memorial, la statua di Peter Pan nei giardini di Kensington… In quel momento, la macchina fotografica fino ad ora perfettamente funzionante, segnala con un inquietante allarme il suo improvviso malfunzionamento. Non avendo Mr. Brown finalizzato i Mini-CD (nota tecnica: la macchina digitale archivia le foto su supporto ottico) sfuma definitivamente ogni possibilità di vedere le foto di questo weekend londinese nelle fredde serate torinesi con Mrs. Brown. Mr. Brown non è un fautore della corrente filosofica "fotografo dunque esisto", e nemmeno della corrente "fotografo dunque vedo, o meglio ho visto". Però gli girano i coglioni lo stesso. Mrs. Brown lo consola mostrandogli le meraviglie dei grandi magazzini Liberty e di Carnaby Street. Mr. Brown brontola perché non può fotografare il set che ha visto lavorare Antonioni, i Beatles e Austin Powers. La visita londinese si conclude da Harrods (a quanto pare tappa obbligata per tutti i turisti italiani): Harrods è in definitiva il tempio del kitsch, esagerato in maniera tale da risultare assolutamente inverosimile. Passi per le Food Hall, che comunque risalgono ad un’epoca vittoriana di positivismo alimentare. Ma la Egyptian Hall e la sua scalinata faraonica, con quartetti d’archi in filodiffusione e mausoleo di Diana e Dodi nel sotterraneo (reliquie: il bicchiere dove hanno bevuto prima di morire e l’anello che Dodi le aveva comprato), quello, cazzo, no! Mr. e Mrs. Brown tornano all’albergo, prendono i bagagli e scappano nel Tube, arrivando a Heathrow appena in tempo. La perizia di Mr. Brown nell’aver indossato calzini sostanzialmente perfetti non ha riscontro: questa volta viene perquisito accuratamente, ma le scarpe restano al loro posto. Il volo fino a Milano è piacevole. Il bus da Malpensa a Torino, oltre ad essere in ritardo di un’oretta, effettua una deviazione passando da Alessandria, Vercelli e Santhià. Mr. e Mrs. Brown ritornano allucinati ma felici nel loro habitat naturale. E domani si ricomincia a lavorare.
MR. AND MRS. BROWN ADVENTURES IN LONDON (DAY 3)
Mr and Mrs. Brown’s Adventures in London – Day 3
Dopo l’esperienza del giorno precedente, Mr. e Mrs. Brown decidono di svegliarsi ancora prima e, dopo una colazione che questa volta esclude le uova sode, si dirigono al mercato all’aperto di Camden Town. Il luogo è un festival del freak e del post punk addomesticato a misura di turista italiano. Di norma, infatti, quella è la lingua che si sente parlare più spesso all’Electric Store e nei negozi limitrofi, ricchi di strumentazioni atte ad alterare il proprio stato di coscienza con funghi, erbe e pasticche. Il mercato comunque è colorato e divertente, e Mr. Brown si risveglia pienamente osservando le giovani inglesine ricche di piercing. Decisi a vivere una giornata di contrasti, Mr. e Mrs. Brown si recano poi al cimitero di Highgate, uno dei primi costruiti a Londra. La visita al cimitero vittoriano, espletata sotto una sottile ma fastidiosa pioggia, spezza definitivamente la resistenza fisica dei Brown, che scoprono di non avere i polmoni adeguati per le salite dei cimiteri all’inglese. Infreddoliti e inumiditi, i Brown si recano quindi alla Tate Britain, per vivere un momento culturale ed ammirare i quadri degli amati pittori preraffaelliti (Burne-Jones, Millais, Rossetti). La Tate è gratuita, ma c’è una mostra a pagamento proprio sui preraffaelliti. Mr. e Mrs. Brown pagano il biglietto e visitano la mostra. Ben presto realizzano che è una mostra dedicata alla natura e alla sua rappresentazione negli schizzi e nei dipinti dei preraffaelliti minori. I quadri che più amavano erano custoditi nella galleria principale, gratuita. Dopo aver espresso in modo colorito tutto il suo disappunto, Mr. Brown decide di accontentare l’istinto "tea-dipendente" di Mrs. Brown e di accompagnarla da Fortnum & Mason, il luogo definitivo per il tea a Londra. Anche se il negozio sta per chiudere, i Brown riescono ad entrare: sembra natale, Mrs. Brown svuota gli scaffali, li ricompone, poi li svuota di nuovo, poi seleziona alcuni articoli aiutata anche dalle gentili osservazioni di Mr. Brown. Ora di chiusura, ora del riposo serale in albergo. La notte, i Brown decidono pericolosamente di visitare Notting Hill Gate e i suoi locali (assolutamente fuori dalla loro portata economica e comunque ricchi di londinesi alticci che urlano "Foack yoau!"). In controtendenza rispetto al resto dei turisti, Mr. e Mrs. Brown percorrono la famosa Portobello Road di notte, in un giorno non di mercato, evidenziandone così la sostanziale tristezza e ricordando l’omonimo numero di David Tomlinson nel film Mary Poppins.