KING KONG: SENSE OF WONDER ANNACQUATO

Va beh, dai… Parliamo d’altro. Tanto per gradire, c’è un sopruso cinematografico / tecnologico in atto di cui ormai ci si è dimenticati dato che la notizia è di 7 giorni fa, ma che è bene approfondire. Si tratta della chimera del film visto sul proprio PC. Se volete, ne parlo su Apogeo Online. Poi c’è il fatto che, con le gambe che facevano giacomo giacomo, sono andato a prenotare il mio futuro mezzo di locomozione cittadino e non. Sull’Euro 3 pochi sconti, ma diciamo che mi era simpatico il concessionario: alla fine l’ho preso in provincia di Cuneo, sicuro che ci sarà da ridere a fare il primo viaggetto per riportarlo a casa (comunque non sono più di 50 km). E poi, e poi… Ho visto King Kong. Dovevo. Giusto per dovere di cronaca, è un film molto ben confezionato, ma Jackson si imbarca nella sfida impossibile di ricreare un senso del meraviglioso proprio degli anni ’30. E va bene che siamo in grande depressione, ma queste velleità sono sconfitte in partenza. Il film risulta lungo, pomposo e inutile. Salvo il finale con Kong sull’Empire State Building, che mi ricorda tantissimo un certo Cavaliere intento a scacciare con le mani scimmiesche i biplani dell’Unione… Basta, sempre di quello si finisce a parlare! Boh, speriamo che il mortadellone salvifico cominci a pedalare. E che faccia qualcosa di sinistra.

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LOSTPEDIA: MILLE DOMANDE, POCHE RISPOSTE

VEDERE
Dal momento che, come tutti i Lost-addicted, sono arrivato al capolinea (ossia devo per forza attendere che sia disponibile un nuovo episodio sulla base delle trasmissioni ABC), ho trovato una nuova droga che mi aiuta a resistere per una settimana… Lostpedia (assolutamente da non guardare se non si è vista la seconda serie fino all’ultimo episodio trasmesso in USA perché è un gigantesco spoiler unico) è il wiki dei fan più sclerati di Lost. Quelli che analizzano gli screen print di alcuni frame della serie e li migliorano con Photoshop per decifrare misteriose mappe o geroglifici… Di più: questi maledetti di Lostpedia sono anche riusciti a farsi comprare da Google per 3.7 milioni di dollari! Come a dire, ad essere fan sfegatati di una serie di culto, ci si può anche guadagnare dei bei soldoni… Comunque sia, il lunedì è più lieto se puoi consultare un centinaio circa di teorie assolutamente deliranti su chi è Henry Gale, cosa vogliono dire i geroglifici o cosa significa la mappa fluorescente. Personalmente sarei anche interessato a capire dove è finito Michael, ma penso che dovrò aspettare ancora qualche settimana…

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VE LO MERITATE, IL CAIMANO

Premetto una cosa: parlando del film Il Caimano di Nanni Moretti non è assolutamente il caso di fare delle valutazioni politiche. Chi ha visto anche solo un altro film di Moretti sa che non avrebbe mai potuto fare un film "alla Michael Moore" o – per rimanere in ambito italiano – alla Viva Zapatero o alla Quando c’era Silvio. Tutti parlano del film "su Berlusconi", quando non si tratta in realtà di lui. Berlusconi è un simbolo sfuggente, non a caso interpretato da attori diversi (Elio de Capitani nell’immaginazione del produttore Silvio Orlando, Michele Placido nel dietro le quinte del "film nel film" e Nanni Moretti stesso nello spezzone del "film nel film" effettivamente realizzato). Di Berlusconi si sa tutto, non c’è bisogno di farci sopra un film (viene detto apertamente nella prima scena in cui Moretti compare, ovviamente cantando un successo degli anni ’60 con il suo proverbiale ghigno sardonico). Piuttosto si può fare un film sul berlusconismo, ovvero su come da circa 30 anni Berlusconi sia diventato l’Italia (o meglio, l’Italia sia diventata Berlusconi). In pratica, nel film di Moretti si dipanano quattro storie parallele: la prima è quella dell’uomo Silvio Orlando, in procinto di divorziare dalla moglie (Margherita Buy) – storia portata avanti con gusto e coerenza narrativa e con ottime prove d’attore. La seconda (con inserti trash-surreali tipo il matrimonio trotzkista) è quella del produttore di b-movies Silvio Orlando, che in crisi economica e creativa butta l’occhio sulla sceneggiatura consegnatagli dalla giovane regista Jasmine Trinca (intitolata appunto "Il Caimano"): qui c’è la nostalgia ironica per il vecchio cinema di genere, la riflessione sullo stato attuale dei teatri di posa (utilizzati solo più per le televendite), la consueta acidità nei confronti dei critici militanti (Tatti Sanguineti e i registi di genere come "anticorpi" al cinema d’autore). La terza è quella tutta mentale di Silvio Orlando che visualizza (grazie al talento di Elio de Capitani e altri attori tra cui il bravissimo Toni Bertorelli) la storia scritta da Jasmine Trinca: qui ci sono le invenzioni visive più memorabili e i tormentoni ("Tutti quei soldi… Da dove vengono?"). Infine c’è la storia della regista Jasmine Trinca e delle sue difficoltà di mettere in scena il suo film: Orlando le permetterà di girarne almeno il finale, in cui si immagina una condanna di Berlusconi e la conseguente guerra civile scatenata a colpi di molotov dai berluscones. Un finale che lascia basiti ma che ha la sua forza nerissima, e che Moretti deve aver goduto tantissimo a girare, per di più nella parte del "cattivo"… In questo mix di storie, immagini e parole c’è anche qualche contraddizione, come è giusto che sia. Sono abbastanza d’accordo con Ghezzi quando dice che Nanni Moretti vuole "resistere" ma in realtà, negli anni, il berlusconismo ha inevitabilmente contagiato anche lui (inteso come un appiattimento dell’invenzione visiva a favore di immagini in un certo senso "preparate" per lo schermo televisivo). Del resto, vedendola in questi termini, Moretti combatte il sistema dal suo interno. In un’epoca in cui il cinema (se lo si guarda) lo si guarda in televisione, tanto vale non farsi scappare il passaggio. E tanto vale andare da Fazio (già mi vedo i puri&duri che lo avranno tacciato di "vendersi") a promuovere il proprio lavoro. Ma per favore, non si dica che il film di Moretti è propaganda. Non c’entra nulla. Tant’è vero che non piace né a destra né a sinistra (se lo si vuole leggere in quel modo) – risultato ovvio del fatto che le critiche di Moretti sono sempre state rivolte sia alla destra, che ha permesso ad un’anomalia come Berlusconi di banalizzare e far incancrenire la propria visione della politica, sia alla sinistra, che non ha saputo fare altro negli anni che farsi ossessionare dal fenomeno Berlusconi. In questo senso Il Caimano è un film su 30 anni di berlusconismo. Se vogliamo, appunto, non ne è immune nemmeno Moretti (solita autoreferenzialità, ripiego sul privato). Non è un attacco diretto, è una constatazione di fatto. L’equivalenza Berlusconi=Italia fa paura, e fa ancora più paura dopo aver visto il film.

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