ADORO BATTLE ROYALE!

Ta-Da! Il festival è male organizzato? Devi fare a pugni per entrare? Ti spostano le proiezioni sotto il naso e la tensione sale, sempre di più? Insistono a mettere i film di richiamo in salette da 100 posti? E io li fotto, mi scarico Battle Royale in DivX e me lo guardo a casa mia! Oooh, e poi dicono "perché la pirateria"… Comunque… Il film è decisamente gustoso! Allora il cinema giapponese non è solo riflessivo e statico, non è solo anime, non è solo Shinya Tsukamoto. C’è anche una "serie b" (senza intenti denigratori) fatta di sangue e slapstick – d’altronde la presenza di Kitano è quasi una garanzia… Gli studenti carucci carucci (saranno quindicenni ma sembrano anche più giovani) si scannano con balestre, roncole, uzi, pistole, veleni, pugnali, paletti da campeggio – quando la loro testa non scoppia a causa del collare esplosivo che gli ideatori della Battle Royale hanno pensato bene di fargli indossare! Il bodycount avanza… "41 to go… 40 to go…" – solo uno può uscirne vincitore… o no? Echi di Carpenter e di horror sociale alla Romero misti ad una ideologia tutta giapponese di selezione naturale spinta all’estremo. Questa metafora della vita giovanile ai ragazzi giapponesi deve essere piaciuta moltissimo. E si capisce perché Tarantino abbia pensato bene di prendere una delle ragazze e di trasportarla nel suo mondo privato, regalandole il personaggio di Go-Go Yugari

CRUISING, CAPOLAVORO DISTURBANTE

Cruising di Friedkin. Vi siete mai chiesti perché non passa mai in televisione? Adesso l’ho capito. Vedere Al Pacino che rimorchia vestito come un personaggio di Tom of Finland è sconvolgente. Vedere la pelle, le borchie, il fist fucking i pompini e i corpi sudati di un certo sottobosco gay anche – soprattutto per chi non è abituato (in un certo senso è più "forte" di Irréversible). Friedkin assicura che i 40 minuti che è stato costretto a tagliare erano molto più forti. A questo punto non riesco ad immaginarli. Friedkin racconta che quando portò il film al presidente della commissione censura per una "visione privata preventiva" dopo una bella cenetta costui non facesse altro che gemere e ed escalamre "oh, no… oh, NO!!!". Questo posso immaginarlo. Ma al di là del folklore BDSM c’è tutto il male che Friedkin riesce a mettere in scena nella storia del killer gay che adesca e uccide in un contesto urbano sporco, squallido, popolato di marchette e uomini muscolosi in giubbotto di pelle, canottiera nera e sospensorio. C’è l’urlo della città nella musica dei Germs e dei New York Dolls, c’è il mondo di Lou Reed in cui Al Pacino si muove all’inizio spaesato e alla fine, probabilmente, affascinato. Il gioco di sguardi finale con la moglie travestita come il poliziotto dei Village People è emblematico. Solo che i Village People erano allegri e ironici mentre in Cruising c’è solo sangue, sperma e odore di marcio. Quaranta minuti di tagli non hanno certo giovato a questo film bandito un po’ da tutti i media – sinceramente il finale è un po’ confuso. Ma come tutti i film di Friedkin è un pugno nello stomaco, senza pietà. Adesso capisco perché non è facile per lui lavorare e avere visibilità in un mondo del cinema edulcorato fino alla nausea.

CHI NON RICORDA I WANG CHUNG?

Quasi dimenticavo di dire che con Friedkin e Argento c’era anche… Wang Chung! Ve lo ricordate? Quello di Dance Hall Days e del (credo unico) album Points on a Curve. Negli anni ’80 ci andavo pazzo, erano una derivazione un po’ più easy degli XTC… Grande Wang Chung… in lacrime perché il pubblico torinese lo ricorda ancora con affetto per la sua meravigliosa colonna sonora di Vivere e morire a Los Angeles di Friedkin – assieme a Manhunter di Mann uno dei capolavori del cinema americano anni ’80. Anzi, diciamo pure che sono gli unici due film di spicco girati in america negli anni ’80… no? 🙂