COMPANION: LA ROMCOM CON UN TWIST

Companion di Drew Hancock è un film onesto. Fondamentalmente un episodio lunghetto di Black Mirror, ma onesto. C’è un po’ di sangue, un po’ di mistero, un po’ di LOL (molto LOL a mio avviso) un po’ di distopia, un po’ di critica sociale ma senza esagerare che non siamo pesantoni, ed è in fondo un buon film di intrattenimento. 

Per i primi 15-20 minuti Companion fa finta di venderti la classica commedia romantica (primo LOL: nella locandina la brava Sophie Thatcher, già vista in Heretic, ha gli occhi della morte quindi è chiaro che non ci troviamo di fronte a una romcom). Anzi, è tutto spoilerato già nel trailer.

Dopo, quando viene rivelato che Iris, la protagonista femminile, è in realtà un sofisticatissimo robot da compagnia – loro lo chiamano proprio fuck-robot – comandato da un’app sul cellulare di Josh (Jack Quaid, figlio di e già visto in The Boys) tutto comincia a prendere velocità. Il film si trasforma in un “thriller” tecnologico in cui Josh fa perfettamente la parte dello stronzo manipolatore e maschilista (interessante la parte in cui si scopre il “livello di intelligenza” che assegna ad Iris). 

Companion è abbastanza prevedibile da poterlo guardare mentre stiri le camicie ma anche abbastanza divertente da poggiare un po’ il ferro e dargli una chance. C’è poco da spoilerare ma eviterò, dicendo soltanto che Iris è al centro di un piano diabolico ordito da Josh per accaparrarsi tanti dollaroni, ma ovviamente tutto andrà in vacca.

Alle volte Companion si compiace di essere un film più furbo di quello che in realtà non è, e ci sono diversi punti in cui si sente la voglia di fare il commento sociale però a livello terra terra: alla fine diventa Barbie meets Terminator e la sospensione dell’incredulità va un po’ a farsi friggere. Però è divertente.

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