Realizzare un corporate video, con il giusto conto di tempo e risorse per farlo bene. Nel mondo ideale, ci sono alcune regole (anzi no, chiamiamole “buone pratiche”) per farlo degnamente. Perché è vero che il “video aziendale” sembra la solita menata da pseudo innovatori che si fa tanto per dire “lo abbiamo anche noi”. Ma è anche vero che un video ben fatto presenta l’azienda meglio di mille pagine, brochure, testi informativi. Il corporate video si può dividere in due grandi categorie, a seconda dell’intento comunicativo. C’è il video di tipo informativo / promozionale (che a sua volta può dividersi nei filoni “mega-spot” e “raccolta di testimonianze”) e il video dedicato alla comunicazione interna (che a sua volta comprende il filone “il grande capo vi parla” e il filone “convention / eventi”).
Vediamo insieme in breve quali sono le buone pratiche di cui sopra, seguendo la falsariga del guru dei corporate video Director Tom (lui ci ha fatto una carriera)… La prima cosa è la storia. Anche un video aziendale dovrebbe avere un inizio, una metà e una fine, nonché personaggi in situazioni di conflitto: la storia fa funzionare veramente il video, rendendolo “universale”. Poi c’è l’eroe (o gli eroi) della storia: nel caso della comunicazione interna possono essere i dipendenti di un’azienda, in caso contrario – ad esempio – i clienti o gli utenti che offriranno la loro testimonianza.
Il resto andrebbe anche a buon senso: autenticità, giocosità (senza esagerare), ritmo (cambiarlo ogni 30 secondi fa passare in fretta anche il più lungo dei filmati), emozione (assolutamente da evitare grafici e cifre, per quello c’è sempre Powerpoint) e qualità. Noterete che la qualità l’ho messa per ultima. Questo perché nella produzione di corporate video, l’ideale spesso si scontra con la dura realtà.
La realtà è che nel giro di una settimana, secondo l’Amministrazione, avremmo dovuto girare e montare un video per la convention annuale che avesse come tema “quanti progetti portiamo avanti tutti insieme nel corso di una giornata lavorativa” e soprattutto “quanto il dipendente pubblico non sta mai fermo“. Concorderete con me che – stante il clima di tensione che cresce continuamente intorno alla PA dei “fannulloni” – far passare un messaggio del genere non è facile. Ma, ehi… si trattava di comunicazione interna, e qualcosa andava pur fatto.
Con una videocamera e una stazione di montaggio si possono fare molte cose. Noi abbiamo tentato di metterci una storia (o meglio una vaga traccia narrativa fin troppo nouvelle vague), un ritmo, un po’ di giocosità, un po’ di emozione. Per il resto, ci siamo raccomandati a dio (il nostro dirigente). Il quale voleva assolutamente che tutto fosse velocizzato al 400%, stile comica del muto. Riprese frettolose e controluce + montaggio serrato e velocizzato = mal di mare e incomprensibilità.
Che il video sia piaciuto ai più, per me resta un enigma. Certo, era il meglio che si potesse fare da soli in una settimana. Sei minuti di follia impiegatizia con 350 personaggi in controluce che si muovono come in un frullatore impazzito. Al ritmo di Seven Nation Army (e altro). Con il sottoscritto in versione fantozziana che timbra in entrata e uscita. L’eroe del lavoro. Mi domando come abbiano fatto a riconoscermi tutti, anche di spalle. Sarà che ho proprio un bel culo?
beh dai… neanche sul canale multimediale?????
Sicuramente in corrispondenza del ritornello (Oh ohohohohoooo ho!) c’è la scena del timbro che si ripete a ritmo! Dillo… non hai resistito a non farlo!!! 😉 Peccato non essere stata complice del misfatto!!
chiaro che no, è una cosa segretissima interna aziendale…
non si può vedere!?!?!
r
sei pazzo è top secret 😀
Grande, vedere quanto prima! Lo trovo su eMule? 😀