FLANERIE ESTIVA NELLA CITTA’ DESERTA

Ferragosto, the day after. Il torinese che rimane in città si aggira spaesato sotto i portici ombreggiati, tra le macerie dei cantieri olimpici, sotto il sole impietoso riflesso dai palazzi secenteschi e da quelli del ventennio. Il torinese nella settimana centrale di agosto è circospetto, guarda da sotto in su gli altri passanti (per capire se sono torinesi spaesati anche loro o piuttosto turisti spaesati, che potrebbe sembrare la stessa cosa ma non lo è). Va da sé che i turisti spaesati battono i torinesi spaesati 7 a 1. Perché sono ancora pochi (per fortuna) i torinesi che amano la flanerie diurna nella città deserta. Nonostante la sbandierata vocazione turistica, infatti, non ci sono bar, non ci sono negozi, non ci sono edicole, non ci sono tabaccherie. Ci sono solo i cantieri, metafisici, accecanti. Ed al flaneur, in un tripudio di saracinesche abbassate e biglietti di "Chiuso per ferie" può capitare al massimo di incrociare un negozio di abbigliamento aperto, con un commesso triste al bancone e vistosi cartelli "ultimi saldi: tutto al 50%" in vetrina. Inspiegabilmente, gli unici negozi aperti in centro risultano le profumerie: Limoni, Boidi, Douglas, Servetti, indefessi lavoratori dell’estate. Perché a Ferragosto si suda e quando si suda, si sa, è meglio deodorarsi