Riporto un intervento di Paolo Attivissimo che mi sembra molto importante per capire meglio le conseguenze del "Caso Indymedia".
"Il caso Indymedia è importante perché ha delle conseguenze per chiunque pubblichi qualcosa su Internet: dalle testate "istituzionali" fino all’ultimo dei blogger. Infatti si possono condividere o meno le idee di Indymedia, ma resta il fatto che è stata oscurata una testata giornalistica (sì, Indymedia è una testata giornalistica, perché in moltissimi paesi fare giornalismo è un diritto automatico e non richiede una tessera dell’Ordine). Ed è stata oscurata senza che vi fossero necessità tecniche: se le autorità avessero voluto i dati dei dischi, avrebbero potuto copiarli senza rimuoverli, come da prassi giuridicamente consolidata, e senza neppure farlo sapere a Indymedia.Inoltre l’oscuramento è avvenuto senza dare alcuna giustificazione e anzi dando ordine a Rackspace di non discuterne i dettagli con la testata stessa, secondo la prassi vigente in Inghilterra. Indymedia, quindi, non sa di cosa è accusata. Quali che siano i motivi più o meno validi dell’azione di sequestro, è una situazione più acconcia a un regime totalitario che alla teoricamente civile Europa."
Un bell’esempio di sfiga è quello di Pino Scaccia. Riporto ancora dal blog di Paolo…
"Ma che c’entra Pino Scaccia, il giornalista RAI? C’entra perché c’è un parallelo interessante. Scaccia, infatti, è stato colpito proprio in questi giorni da un esposto-denuncia perché qualcuno ha pubblicato, nel blog del giornalista, un commento che ha violato la privacy di un minore. A un giornalista RAI viene dunque contestata una violazione per molti versi analoga a quella contestata, perlomeno in via informale, a Indymedia (anche le foto degli agenti, infatti, non erano state pubblicate direttamente dai gestori di Indymedia, ma facevano parte di un commento di un partecipante a un forum). Scaccia non rischia il sequestro degli hard disk per una settimana, ma la punizione e l’espulsione dall’Ordine dei Giornalisti. Rischia il posto di lavoro, gestito con correttezza per trent’anni, per una cosa che non ha scritto lui, ma è stata affissa da un lettore anonimo. Anche per Pino Scaccia dovrebbero esserci sviluppi a breve: l’udienza si tiene domani (venerdì). La notizia è riportata da Punto Informatico e commentata nel blog di Scaccia. In entrambi i casi, sembra che si stia stabilendo un principio molto pericoloso: chi gestisce un sito che ospita commenti pubblicati dai lettori risponde in prima persona per quei commenti. E’ come se i condomini fossero responsabili per gli insulti scarabocchiati sui muri del condominio da vandali con le bombolette. […] Di fronte a episodi come questi, molti responsabili di siti d’informazione e blog potrebbero sentirsi in dovere di spegnere per prudenza le aree di discussione e commento, con grave danno per la libertà di comunicazione in Rete. E così i casi di Indymedia e di Pino Scaccia, apparentemente così lontani, finirebbero per toccare ognuno di noi."