LATE NIGHT DOUBLE FEATURE NAZI SHOW

Ieri sera mi sentivo un po’ in vena di follie hitleriane, perciò appena ho visto che su Mubi hanno messo Per favore non toccate le vecchiette (delirante titolo italiano di The Producers, il primo film di Mel Brooks), mi ci sono buttato.

La copia è restaurata da Canal Plus ed è meravigliosa, Zero Mostel e Gene Wilder interpretano Max Bialystock e Leo Bloom, impresario e contabile che architettano una truffa spillando soldi alle infoiate vecchiette del titolo e mettendo in piedi un improbabile musical “Springtime for Hitler”, dal libretto di un transfuga nazista disturbato mentalmente (Kenneth Mars, futuro ispettore Kemp di Young Frankenstein). 

La loro speranza è che lo spettacolo sia un flop, per fuggire con i soldi dei finanziatori, ma ovviamente il musical nazista diventerà il più grande successo di Broadway. Semplicemente delizioso, con i tempi comici perfetti cui Brooks in seguito ci ha abituato.

A seguire, non potevo fare a meno di vedere anche To Be Or Not To Be, una delle commedie “perfette” della storia del cinema mondiale, come solo Lubitsch le sapeva dirigere (o Wilder dopo di lui). 

Sempre in tema nazisti da operetta, il film noto in Italia come “Vogliamo vivere” basa il suo titolo su un “gioco amoroso cifrato” tra la protagonista Maria Tura (Carole Lombard al suo ultimo film) e un giovane spasimante: quando il marito Joseph Tura, grande attore polacco, inizia il monologo di Amleto in scena, lui dovrà alzarsi e andare in camerino da lei.

La storia è arcinota: la compagnia teatrale di Varsavia sta per mettere in scena una commedia sui nazisti, ma Hitler arriva prima e invade la Polonia. Da quel momento la resistenza coopta la compagnia teatrale e tra equivoci e travestimenti se ne vedono delle belle

I protagonisti sono sempre sul punto di essere scoperti nel loro doppio, triplo o quadruplo gioco, ma gli scambi di battute sono sempre ironici, leggeri, ricchi di tormentoni e giochi di parole, doppi sensi che chissà come (nel 1942) Lubitsch riusciva a far passare tra le maglie del Codice Hays.

La gestione degli spazi, con porte che si aprono e si chiudono costantemente per relegare alcuni personaggi convenientemente fuori campo per un po’ e contrapporre costantemente lo spazio della realtà e quello della finzione è magistrale. Una gioia per gli occhi e per lo spirito che si trova da poco su Mubi.