C’è questa cosa, che oggi è la Giornata della Memoria. Io lo so che è una cosa bella e seria, ma a me mette solo una gran tristezza. Cioè, il fatto che il parlamento abbia dovuto istituire una ricorrenza ufficiale di commemorazione. Che ogni anno dobbiamo vedere in televisione le pubblicità sociali sulle vittime dell’olocausto. Forse è solo un problema mio, che non capisco la necessità di una società di raccogliersi intorno a totem calati dall’alto. Eppure penso che non ci dovrebbe essere un giorno della memoria. La memoria andrebbe esercitata ogni giorno.
La mia tristezza è sicuramente legata al fatto che – se un giorno della memoria serve veramente – allora è perché la memoria è davvero una funzione poco esercitata dagli italiani. Nel mio stupido e utopico mondo ideal, il passaggio della memoria da una generazione all’altra avviene con la massima attenzione a far sì che le generazioni successive imparino ad esercitare memoria, curiosità e senso critico in autonomia. Nel migliore dei mondi possibile, invece, il passaggio della memoria avviene attraverso la scuola “dell’obbligo” e del nozionismo – salvo poi che questo seme, piantato in un terreno comunque poco predisposto, non germogli poi dopo decenni in una coscienza critica almeno abbozzata. Nella realtà dei fatti, famiglia e scuola sono abbastanza abbandonate a sé stesse. Una distratta visione di un film sull’olocausto, infarcita di pubblicità, passa tra una partita a uno sparatutto e uno sputo in faccia al compagno di scuola maghrebino. E la memoria, in un cervello poco stimolato, è interamente occupata da qualche automatismo incomprensibile ma che dà tanta sicurezza.
Sarebbe bello cercare sempre il perché delle cose, per capirle meglio.
Invece, alla fine, mi sembra che si risolva tutto in una ipertrofica prima serata televisiva a base di Pianisti, Treni della vita e (dio ce ne scampi) Diari di Anna Frank. D’accordo, non tutti hanno la possibilità di farsi una bella gita ad Auschwitz o di sperimentare tutto il male del mondo sulla propria pelle. Ma da qui ad annegare nel magma mediatico una serie di reminder che vanno dal superficiale all’imbarazzante…. Mah. Forse non è poi così vero che la rivoluzione non sarà trasmessa in TV.
P.S.: mi rendo conto che il post potrebbe essere frainteso. Non ce l’ho contro la commemorazione in sé, è più una visione pessimistica della società che ha bisogno di tali commemorazioni per ricordare. Sapete, a venir vecchi, si diventa un po’ brontoloni.
“studiate la storia per non ripetere gli errori fatti nel passato”: ottimo ex ergo per un libro di storia, ma sai… figurati cosa vuoi che gliene freghi a un ragazzino. Meno peggio sarebbe poter avere un prof che ti comunica passione e riesce a farti capire veramente a cosa ti serve studiare una materia piuttosto che un’altra. Perché lo studente svogliato non è idiota (salvo alcuni casi): semplicemente non capisce quale sia la ragione per cui deve rompersi le palle con storia, matematica, etc.
Le tue parole hanno messo su “carta” il pensiero che mi frulla in testa da qualche giorno, da quando su Yahoo Answers ho letto una domanda che diceva più o meno: quale film strappalacrime ci proponeranno quest’anno per il giorno della memoria?
Chissà perchè mi è tornata in mente la prima pagina del mio libro di storia alle superiori, una pagina bianca e solo due o tre righe che non ricordo con precisione ma il succo era: studiate la storia per non ripetere gli errori fatti nel passato.
Ho un cinema per cui anno dopo anno mi rivedo i film che hai citato (mai un anno in cui qualche professore abbia il coraggio di proporre agli allievi un gran film come Amen di Costa Gavras…) e vedo con che interesse i ragazzi vengono a vederli. Ok, non generalizziamo, ma lo sconforto dilaga…
è indubbiamente un bel film, vagamente stile La vita è bella ma meno ricattatorio. Se devo dire la mia, preferisco il Pianista su tutti, ma non lo guarderò. Del resto, ce l’ho in DVD e me lo guardo quando voglio… 😛
Mi trovi completamente d’accordo Pietro. Io non avrei saputo dirlo meglio.
Mi permetto solo di dissentire su di una piccola cosa. La scuola non sempre è vittima. A volte è anche carnefice. Sarà pure abbandonata ma non mi sembra una giustificazione assolutoria. Ossia: la mancanza cronica di fondi non sempre può essere agitata come causa di tutti i mali.
Inoltre aggiungo: ma il film “Train de vie” tu l’hai mai visto? Io no: com’è? 🙂