OCEANIA E IL PROBLEMA DEI SEQUEL FOTOCOPIA

Quando si dice “andarci coi piedi di piombo“. Dopo i flop di Strange World e Wish, Disney torna… ai sequel. Oceania 2 nasceva per essere una serie su Disney Plus e invece è arrivato in sala. Nulla di male, sempre se non contiamo che nei prossimi anni ci toccheranno Zootropolis 2, Frozen 3 e 4 e via sequelando. Il problema di Oceania 2 è che è essenzialmente uguale a Oceania, ma con canzoni non memorabili e personaggi di contorno dimenticabili.

L’animazione è sempre al top, l’oceano come ambientazione è sempre eccezionale, fa piacere rivedere il maialino, il pollo, i pirati kakamora, Maui (qui parecchio depotenziato) e Vaiana “cresciuta” (adesso ha anche una sorellina molesta)… però non ci siamo sulla storia.

Vaiana è la navigatrice ufficiale del suo popolo e deve riunire tutti i popoli della Polinesia. Per far questo deve tirar fuori dai fondali oceanici un’isola maledetta dal dio delle tempeste Nalo. L’isola di Motufetu, da cui partono tutte le “correnti” che richiamano i navigatori dei vari popoli, è protetta da una sorta di gigantesco mollusco all’interno dei quali Vaiana e il suo equipaggio (una piacevole quanto poco sfruttata novità) si trovano imprigionati.

Qui incontrano Matangi, una donna pipistrello doppiata da Giorgia, che sembra una scagnozza di Nalo ma alla fine aiuta i nostri eroi. Boom! Crash! Gli eroi ce la fanno, Vaiana muore e poi risorge come semidivinità (così ho capito io, almeno) e torna unendo tutti i popoli della Polinesia. 

Alla fine c’è una scena nei titoli di coda un po’ stile Marvel che ci anticipa (dio non voglia) Oceania 3. Vabbè.

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