ODORE DI PIOGGIA E WASABI

Quando esci affamato da un film moderatamente del cazzo come Hancock (come temevo, bello fino ad un certo punto e poi decisamente stridente) ci sono diverse opzioni. Puoi mangiarti un panino veloce, una pizza o – se ti trovi a Torino in zona Portanuova – lasciarti affascinare dal giapponese più marcio che possa esistere. Che poi non è nemmeno un vero giapponese, è più un ibrido sino-giapponese che mescola sushi e untuosità varie innaffiandole con tanta Kirin.

Ma, come ho detto, è una questione di fascino. Quel ristorante lì (non faccio il nome, tanto i torinesi in ascolto hanno già capito) è uno dei pochi che hanno il nastro trasportatore di piattini. E il nastro trasportatore, si sa, ipnotizza. Specie se abbinato ad una formula “Mangia tutto ciò che riesci a ingurgitare per 16,50 euro“. Sul nastro trasportatore passano, nell’ordine: ravioli al vapore, spiedini di gamberetti, wasabi, zuppa di miso, tirami su, riso saltato, vari tipi di maki e nigiri sushi, fette di anguria, pollo alla piastra, noodles, chele di granchio impanate e via dicendo. Tutto è organizzato in minuscoli piattini colorati che si impilano, vuoti, di fianco ala tua tovaglietta.

La sensazione è quella del non-luogo. Viene in mente subito il nastro trasporta bagagli degli aeroporti, per dire. Ti lasci andare a fantasie su piccole valigie messe sul nastro e omoni giganteschi che prendono le piccole valigie e le mangiano. La Kirin finisce. Ti rendi conto che mentre stai mangiando un (peraltro italianissimo e buonissimo) tirami su, sotto il tuo naso passano una decina di piattini ognuno con un singolo scampo fumante dentro. Ti viene anche un po’ da vomitare.

Esci con la sensazione di aver pagato 16,50 euro fondamentalmente per stare male. Come da contratto, comincia a piovere.
Un’altra tipica serata torinese.

6 risposte a “ODORE DI PIOGGIA E WASABI”

  1. Pensa che io ci vado – e abbastanza spesso – a pranzo, soprattutto quando sono in difficoltà con la stesura di qualche progetto: l’effetto lisergico degli ingredienti invero millenari del cibo, unito all’ipnotico loro ruotare su nastro nella migliore tradizione sufi crea un varco neuronale multiculturale al cui confronto gli Slipknot paiono una ragionevole combriccola di liceali di Poirino in gita scolastica alla centrale del latte. A quel punto il progetto o viene d’un botto oppure te ne sbattono talmente tanto i coglioni da farti passare il pomeriggio in pace. Se combiniamo il pranzo che da mesi favoleggiamo ti porto in un’altro drug bar della zona, ancor più economico (e ragionevolmente ancor più marcione!) 🙂

  2. Alcuni di quei piattini girano sul nastro da circa 8 anni… occhio, prima o poi prendono la porta e ti tocca vederli correre su corso matteotti impazziti…

  3. wow. dillo a una non più torinese. sai quanto sono porca. anzi. andiamo a star male in quattro?

  4. La sensazione di appesantimento/vomito dopo un pasto in uno di questi pseudo-sino-giappo è un classico, ma è anche parte della soddisfazione, un po’ come i panini marci delle luride o i kebabbari unti…se non ti si ripropone per le 10 ore successive, che gusto c’è? 🙂

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