Buongiorno, sono John Woo, ho 77 anni e sono un regista d’azione. Per il mio ritorno dopo praticamente 20 anni al cinema mainstream americano, ho scelto di adottare il trucco del silenzio.
In pratica io me lo figuro così, John Woo, che presenta l’idea per Silent Night, il suo thriller di vendetta tremenda vendetta uscito subito prima delle feste e che io ho visto l’ultimo giorno di feste perché poi non sta bene guardare film con i maglioncini di Rudolph la Renna dal Naso Rosso dopo il 6 gennaio.
In Silent Night nessuno parla, mai. Il protagonista Joel Kinnaman (piacevolmente atterrato qui dopo Suicide Squad) perché all’inizio del film gli sparano in gola e lui invece di morire male si salva ma resta muto. Gli altri perché boh… la moglie due parolette bofonchiate le dice mentre i cattivi del film, che sono i membri delle gang rivali di Las Palomas TX, semplicemente comunicano via SMS.
Gimmick a parte, Silent Night non è come i vecchi film di John Woo – o meglio, ci sono alcune cose che richiamano quegli stilemi, tipo il pappagallino, le palle di Natale riflettenti, le tombe da abbracciare. Ma per il resto il regista cinese ha pensato fosse meglio (forte della collaborazione con i produttori di John Wick) adottare uno stile più brutale e diretto, meno estetizzante.
Il protagonista è un padre di famiglia che il giorno di Natale insegue e tenta di uccidere i membri di una gang – sapremo poi il perché – e gli sparano in gola. Dopo c’è la riabilitazione e dopo ancora – con quella magnifica e ingenua scritta sul calendario nel 24 dicembre dell’anno dopo “KILL THEM ALL” – l’intento di indagare, rintracciare, menare e uccidere dal primo all’ultimo dei cattivi.
Un po’ Giustiziere della notte (c’è un deathwish molto pronunciato, diciamolo) e un po’ John Wick, il nostro impara a scazzottare accoltellare sparare sgommare driftare – in una parola impara a diventare un action hero perdendo a poco a poco la sua umanità e trasformandosi in una sorta di Robocop (altro personaggio interpretato da Joel Kinnaman qualche anno fa).
L’ultima mezz’ora è effettivamente esaltante e il tutto finisce in un bagno di sangue e di poetic justice con un supercattivo che sembra un po’ preso di peso da Il Corvo (cioè è una macchietta assoluta).
Comunque a me è piaciuto assai, e l’ho trovato un ottimo film per accompagnare lo smontaggio dell’albero.