TEMPO DI PERDERE

Non è semplice stare sempre sul pezzo.
Io ve lo dico, perché a volte vi vedo così impegnati che ho paura prima o poi di trovarvi talmente dentro la vostra realtà da non riuscire più a uscirne. Ammirevole, intendiamoci. Ma non fa per me.
Io ho bisogno di perdermi.

La sensazione di essere perso, di non avere punti di riferimento noti, normalmente è associata ad un’idea negativa. Ma non è sempre così. Ci si può perdere nelle proprie fantasticherie, nella propria città, nella propria casa. Ci si può perdere viaggiando, ci si può perdere da soli o in compagnia.

Riuscire a perdersi con una persona che si ama, che si stima, di cui ci si fida, è una delle esperienze più belle.

Non mi piace programmare, ma sono costretto a farlo, ogni giorno. Fosse per me, camminerei col naso in su tutti i giorni, nella segreta speranza che improvvisamente sparisca tutto, o che le strade e le piazze cambino configurazione, come nel racconto di Marcovaldo sulla neve in città. Quando sto on line, vago con l’unico aggancio di un mouse e clicco dove mi porta la curiosità, scoprendo mille cose inutili ma affascinanti. Mi piacciono le immagini sfocate, i film che non capisci il finale, i campi di grano e le vie strette, in mezzo ai palazzi. Mi piace perdermi negli occhi delle persone, guardare la loro bocca mentre mi parlano e pensare di essere loro per un attimo. Cosa c’è di più misterioso ed elettrizzante di perdersi nell’altro?

Questo è un periodo in cui perdersi è più difficile, perché perdersi, bisogna poterselo permettere. A volte siamo richiesti sulla scena troppo, e troppo a lungo. Poi però basta una passeggiata, un giro in moto, un paesaggio nuovo e sconosciuto, anche solo stare nel buio della propria casa e ascoltare i rumori della notte, e mi sento di nuovo un po’ perso.

Ed è bellissimo, e vorrei non ritrovarmi mai più.